Mose, patteggiano Baita e gli altri grandi accusatori. Confische per 23 milioni

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Si chiude una pagina importante nella vicenda giudiziaria del Mose, il sistema di corruzione sugli appalti legati all’opera di difesa della laguna scoperchiato sei anni fa, il 28 febbraio 2013, con l’arresto di Piergiorgio Baita, Claudia Minutillo e Nicolò Buson.

Accusati di associazione a delinquere e concorso in frode fiscale, diventarono a loro volta i “grandi accusatori” che con le loro rivelazioni agli inquirenti portarono alla grande retata del 4 giugno del 2014, con 35 arrestati tra cui l’ex presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan e l’ex assessore alla mobilità e ai trasporti della giunta regionale.

Ieri 28 febbraio gli accusatori hanno chiuso i loro conti con la giustizia, patteggiando pene concordate con il procuratore aggiunto Stefano Ancilotto e con il sostituto procuratore Stefano Buccini, a cui ha dato il via libera il gup Gilberto Stigliano Messuti.

Le confische decise dal gup

Per Piergiorgio Baita, ex amministratore delegato di Mantovani, Claudia Minutillo, già segretaria di Galan, e il faccendiere Mirco Voltazza la pena patteggiata è pari a due anni. Per Pio Savioli, all’epoca consulente del consorzio di cooperative Coveco, e Nicolò Buson, ex direttore amministrativo di Mantovani, la pena è di un anno e otto mesi.

Baita e Buson hanno potuto patteggiare dopo che è stato saldato il debito della Mantovani con il fisco. Ma sul fronte economico non finisce qui: la sentenza del gup ha disposto confische per 23,2 milioni di euro complessivi a carico dei grandi accusatori. Per Baita e per Buson la confisca è pari a 10,8 milioni ciascuno, per Savioli 1,2 milioni, per Voltazza 170 mila euro e per Minutillo 33 mila euro.

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