Relazione Dia: «Veneto attrattivo per criminalità mafiosa»

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«La ricchezza diffusa costituisce, pertanto, una potenziale attrattiva per la criminalità mafiosa, principalmente interessata a riciclare e reinvestire capitali illeciti». Lo scrive la Dia, la Direzione investigativa antimafia guidata da Giuseppe Governale (in foto Imagoeconomica), nella relazione relativa al primo semestre del 2018, pubblicata in questi giorni.

«Sul piano generale resta costante la commissione di reati predatori, non di rado agevolati dalla presenza, nella regione, di “basisti” – prosegue la relazione -. In molti casi, infatti, gli autori di rapine a filiali bancarie, oreficerie ed altri obiettivi ritenuti d’interesse attuano un vero e proprio “pendolarismo criminale”, soggiornando sul territorio il tempo utile per realizzare l’azione criminale».

L’ultima operazione importante in Veneto, scattata il 12 febbraio 2019 e gestita dal Ros dei Carabinieri, ha portato a 7 arresi e 20 perquisizioni nelle province di Verona, Venezia, Vicenza, Treviso, Ancona, Genova e Crotone. Al centro delle indagini esponenti della famiglia Multari che secondo gli inquirenti sono legati alla cosca di ‘ndrangheta Grande Aracri Nicolino.

L’organizzazione criminale calabrese è citata anche nella relazione della Dia: «Per quanto attiene al restante territorio regionale – si legge -, sono stati evidenziati ciclici collegamenti della criminalità locale con la ‘ndrangheta, in particolare per i traffici di sostanze stupefacenti, nonché per il reimpiego di capitali illeciti in attività imprenditoriali, specificamente nella ristorazione, nella ricezione alberghiera e nell’autotrasporto».

Di seguito una tabella, contenuta nella relazione Dia, con i dati sui reati compiuti in Veneto che “segnalano” possibili infiltrazioni mafiose.

Foto: Giuseppe Governale, direttore Dia – foto Imagoeconomica

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