Lavoro, nel 2018 boom dei contratti a tempo indeterminato

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Veneto Lavoro anticipa i dati sull’occupazione del 2018, da cui emerge un forte incremento dei contratti a tempo indeterminato, trainata in particolare dal boom di trasformazioni di rapporti di lavoro a termini in posti fissi, trasformazioni che sono raddoppiate nei dodici mesi presi in esame. Il saldo di fine anno è positivo per 25 mila unità, confermando un trend già in atto da qualche anno. Ma la novità, almeno a detta dell’assessore regionale al lavoro Elena Donazzan, potrebbe essere data dai frutti del cosiddetto Decreto Dignità, che ha penalizzato i rinnovi dei contratti precari.

Occupazione in Veneto nel 2018: i numeri

Come si legge nel documento di Veneto Lavoro (che si può consultare a questo link) «la dinamica positiva dei contratti a tempo indeterminato nel 2018 risulta dovuta: al buon andamento, lungo tutto l’anno, delle assunzioni a tempo indeterminato (+15.000 circa, al netto dell’apprendistato); e, ancor di più, alla crescita intensa delle trasformazioni, raddoppiate rispetto all’anno precedente (60.000 contro 30.000). Esse hanno raggiunto nel quarto trimestre 2018 un’incidenza sul totale delle attivazioni di rapporti di lavoro a tempo indeterminato (assunzioni + trasformazioni) prossima al 50%».

Merito del Decreto Dignità?

Secondo l’assessore Donazzan il merito potrebbe essere del decreto voluto dal ministro del lavoro Di Maio. «Il Veneto è la prima regione in Italia a poter fornire dati così tempestivi e dettagliati sul 2018 e a poter dare qualche indicazione sugli effetti concreti del Decreto Dignità – dice l’assessore -. I dati mostrano come la nuova normativa abbia contribuito a far aumentare i contratti a tempo indeterminato, anche se non possiamo stabilire con esattezza in quale misura. Sarà possibile ricavare indicazioni più precise solo tra qualche mese, ma intanto apprendiamo con soddisfazione che i posti a tempo indeterminato sono tornati a crescere e che il lavoro non è più solo o prevalentemente a termine».

L’assessore aggiunge tuttavia: «Bene la crescita del tempo indeterminato ma attenzione a non considerare il lavoro a termine un fattore di per sé negativo. Nel medio periodo più contratti a tempo determinato si traducono in più posti di lavoro a tempo indeterminato».

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