Imprenditori nel mirino dei Casalesi, arresti e perquisizioni anche in Veneto

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Estorsione aggravata dal metodo mafioso. È questa l’accusa che ha portato la Direzione Antimafia di Trieste ad eseguire 7 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 13 notifiche di indagine e numerose perquisizioni tra Veneto, Friuli Venezia-Giulia, Lombardia, Campania ed Emilia Romagna, in collaborazione con le Dia di Bologna, Milano, Napoli, Padova e la Guardia di finanza di Trieste.

Secondo gli inquirenti, la banda avrebbe costretto imprenditori e professionisti italiani e stranieri a rinunciare a ingenti crediti per favorire il clan dei Casalesi, con estorsioni pianificate in Italia e concluse in Croazia.

Il broker «scortato» negli spostamenti

Erano state proprio le autorità croate a pignorare i conti correnti di diverse società riconducibili a Fabio Gaiatto, 43 anni, presunto intermediario finanziario di Portogruaro (Venezia) accusato di aver investito 12 milioni di euro provenienti dai Casalesi. A quel punto i camorristi avrebbero protetto Gaiatto dai reclami dei creditori, vigilando sulla sua abitazione e accompagnandolo nei suoi spostamenti.

Minacciati dai sodali di Gaiatto, i creditori non hanno solo desistito dal richiedere i loro soldi, ma si sono anche visti costretti a fare prestiti e cedere beni mobili e immobili per milioni di euro. Tra gli arrestati figura anche Francesco Salvatore Paolo Iozzino, 56 anni, imprenditore di origini napoletane nato a Legnano (Milano) e residente a Resana (Treviso).

Alessandro Macciò

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