BpVi, ecco perché per la Cassazione l'inchiesta resta a Vicenza

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Crac BpVi, le motivazioni della Corte di Cassazione spiegano perché la massima magistratura decise nel dicembre 2017 che la competenza territoriale del processo dovesse rimanere al tribunale di Vicenza. Una questione squisitamente giuridica che però ha conseguenze concrete sullo svolgimento del processo e dunque sulle migliaia di risparmiatori che da esso attendono risposte. E che potrebbe avere anche conseguenze sul processo parallelo che dovrà presto partire con imputati gli ex vertici di Veneto Banca, che è stato invece spostato da Roma a Treviso.

Tutti i tronconi dell’inchiesta BpVi devono restare nella città ex sede della popolare perché all’origine dei reati di cui sono accusati gli ex vertici dell’istituto c’è un fatto avvenuto a Vicenza. Cioè l’aver nascosto nel 2012 agli ispettori della Banca d’Italia le operazioni baciate, ovvero l’erogazione di prestiti in cambio dell’acquisto di azioni di BpVi, gonfiandone così il valore. Tutte le attività successive sarebbero la conseguenza di questo, o meglio del tentativo di nascondere quel comportamento volutamente “opaco” verso Bankitalia.

È per questo che la Cassazione ha accolto il ricorso del tribunale di Milano e rimandato tutti gli atti a Vicenza, anche quelli relativi all’ostacolo alla vigilanza della Consob. A quel filone dell’inchiesta si riferivano i sequestri per 106 milioni di euro che in un primo momento furono accolti dal giudice vicentino, il quale ritenne però che fosse di competenza di Milano eseguirli. Ne seguì uno stallo poi risolto con la decisione della Cassazione.

Le possibili conseguenze possibili sul processo Veneto Banca. Il procuratore di Treviso Michele Dalla Costa non si era opposto alla richiesta della procura di Roma di ottenere le carte dell’inchiesta. Ma la recente decisione del gup Ferri, che ha accolto l’eccezione delle difese sull’incompetenza territoriale, ha cambiato le carte in tavola, disponendo il trasferimento a Treviso del processo per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza contro 11 ex vertici di Veneto Banca, tra cui l’ex dg Vincenzo Consoli e l’ex presidente Flavio Trinca. I 50 faldono sono arrivati nella Marca il 10 aprile. Ora le motivazioni della Cassazione su BpVi potrebbero dare alla procura di Treviso degli strumenti per sostenere il ritorno nella capitale del processo.

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