Cottarelli: «Più contratti aziendali per legare salario a produttività»

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Diversificare la contrattazione in base alla produttività delle aziende: è questa la ricetta suggerita da Carlo Cottarelli per superare il divario Nord-Sud, ribadito con forza dal risultato delle ultime elezioni. Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani ed ex commissario straordinario del governo Letta alla revisione della spesa pubblica, lo ha detto a Padova nel corso dell’incontro «Ogni promessa è a debito», organizzato da Lions, Rotary e Confindustria Padova. «Sono contrario alle politiche di trasferimento dal Nord al Sud e penso che si debba agire su due piani – ha detto Cottarelli – Per prima cosa bisogna trovare il modo di far operare la pubblica amministrazione allo stesso modo, poi bisogna rafforzare il capitale umano a partire dalle scuole, che vengono anche prima delle infrastrutture». Quindi «Mister Forbici» avanza una proposta «politicamente scorretta» che parte da una premessa: «Se il salario è uguale per tutti, l’imprenditore non investirà dove la produttività è più bassa. Non chiedo il ritorno alle gabbie salariali, ma più spazio alla contrattazione aziendale che ai contratti nazionali: produttività e salario devono crescere di pari passo, così ci sono più investimenti e meno disoccupazione».

«Dobbiamo rimanere nell’euro»

In tema di politica monetaria, Cottarelli ha detto che condivide «in parte» le analisi degli euroscettici ma non le loro conclusioni: la sua è che «dobbiamo rimanere nell’euro». «Chi vuole una nuova moneta – osserva Cottarelli – deve chiedersi se sarebbe credibile o sarebbe come i soldi del Monopoli. Inoltre si dovrebbe resistere alla tentazione di andare in banca e cambiare i soldi in euro, perché così la moneta si svaluterebbe e ci sarebbe un calo dei salari. Si potrebbe anche decidere di stampare poca moneta, ma così ci sarebbe un problema di coerenza interna. Il fatto è che con euro o senza dobbiamo avere i conti in ordine». A proposito del suo impegno per ridurre il debito, Cottarelli punta il dito contro la burocrazia: «I giuristi traggono potenza da leggi che solo loro capiscono. Spesso il ministro non sa cosa c’è scritto nella legge e si deve fidare. Io ero un corpo estraneo alla burocrazia e non ero inserito in modo adeguato nella macchina della pubblica amministrazione».

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