Arte e cultura per l'impresa competitiva, convegno a Ca' Foscari

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“Creatività, arte e cultura per la competitività delle imprese venete”, a Ca’ Foscari un convegno internazionale lunedì 26 febbraio a Ca’ Dolfin, aula magna Trentin, promosso dal Dipartimento di Management dell’Università. Al centro, la metodologia operativa di Ca’ Foscari per “artificare” le imprese, che diventa un vero e proprio modello codificato: un modo specifico e concreto, cioè, di interpretare il rapporto tra cultura e imprese e la nozione stessa di imprese culturali e creative.

Dopo i saluti di Marco Sgarbi, prorettore alla Comunicazione e promozione di Ateneo, di Santo Romano, direttore dell’Area capitale umano, cultura e programmazione comunitaria della Regione del Veneto, e di Tiziano Treu, presidente del CNEL (Consiglio nazionale dell’Economia e del lavoro), a Ca’ Dolfin gli interventi di alcuni esperti internazionali, con il coordinamento di Fabrizio Panozzo, costruiranno a tutto tondo il contesto di riferimento in cui si colloca la prassi su questi temi, già ben oltre il dibattito teorico: Neil Maiden, docente alla Cass Business School di Londra, parlerà di come inserire il pensiero creativo in azienda, Peter Purg, della Scuola delle arti dell’Università di Nova Goriza, del rapporto tra artisti e imprese, infine Diego Rigatti, partner dello studio legale Fieldfisher, della protezione legale dei diritti di proprietà intellettuale nelle industrie culturali e creative.

Le 13 imprese venete che usano l’arte per il business

Spazio poi alle testimonianze dei protagonisti: 13 imprese venete che hanno fatto della cultura e della creatività leve di innovazione e competizione. Dalla Arbos (Sergio Paolin) alla Asolana Group (Marco Zanesco), dalla Bevilacqua Tessuti (Rodolfo Bevilacqua) al Duca D’Aosta (Alberto Bozzo), e ancora Ugolini (Nadia Ugolini), Hotel Le Nove (Emanuel Lancerinii), Lunardelli (Agnese Lunardellii), Oikos (Ilenia Speretta), Stamperia D’Arte Busato (Giancarlo Busato), Orsoni (Riccardo Bisazza), fino a Printimateria (Pino Perri), The Merchant of Venice (Marco Vidal) e Zordan 1965 (Maurizio Zordan).

«Creatività, arte e cultura sono ormai riconosciute – dice Fabrizio Panozzo, docente del laboratorio di management dell’arte e della cultura di Ca’ Foscari – come un driver strategico per aiutare le aziende a rimodellare le proprie strategie, in un nuovo scenario competitivo internazionale e in un contesto, fatto sia di stakeholder istituzionali che di consumatori e utenti finali, che chiede loro autenticità, valore simbolico e produzione di senso».

Per Panozzo «la creatività fa bene all’impresa. È un approccio che porta pure a rafforzare i legami tra economia, cultura, turismo e territorio e li salda insieme, generando collaborazioni nuove e inusuali, integrando linguaggi e inventando nuove forme di narrazione del marchio e della “fabbrica”, rafforzando i brand e i prodotti. E che può diventare una vera e propria cifra stilistica e identitaria del “sistema Veneto del made in Italy”».

«Come Ca’ Foscari abbiamo in questi anni voluto sollecitare una “reciproca curiosità” tra cultura e impresa – spiega ancora il docente – e metterle in dialogo tra loro. Le imprese percepiscono che il linguaggio delle arti ha qualcosa da dare e gli artisti trovano contesti che orientano la creatività in direzioni inattese. In questa visione – andando oltre ai concetti di mecenatismo, filantropia o sponsorizzazione – creatività, innovazione, produzione e identità aziendali si incontrano in un territorio comune e sperimentale: il racconto del quotidiano straordinario imprenditoriale attraverso linguaggi non convenzionali. Si generano così processi in cui l’attività artistica interferisce e si intreccia alle tradizionali attività aziendali, dialoga con esse, le arricchisce di nuovi significati e metodi, le carica di valore simbolico».

 

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