BpVi, il procuratore Cappelleri: niente soldi per i soci, tardi per sequestro a Zonin

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È troppo tardi per effettuare un sequestro di beni dell’ex presidente della Banca Popolare di Vicenza Gianni Zonin. A dirlo è il procuratore di Vicenza Antonino Cappelleri, in audizione il 25 ottobre di fronte alla Commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario. Che ha aggiunto che nella liquidazione coatta amministrativa non ci sarebbero fondi per risarcire i risparmiatori truffati: la bad company non ha più liquidità, mentre la parte “buona” acquistata per decreto governativo da Intesa Sanpaolo è esentata dal risarcire.

Dopo il procuratore di Roma Pignatone, che davanti ai commissari ha parlato dell’inchiesta su Veneto Banca, ieri è stata la volta dell’inchiesta vicentina sulla gestione di Banca Popolare di Vicenza. Entrambe sono finite in liquidazione coatta amministrativa dopo che Intesa Sanpaolo ne ha rilevato al prezzo simbolico di un euro le attività e le strutture.

A differenza di quanto fatto dalla procura di Roma nei confronti degli ex vertici di Veneto Banca, la misura cautelare non è andata a buon fine per BpVi. Cappelleri ha ricostruito la vicenda, partita da una richiesta di sequestro di beni per 104 milioni partita dalla procura berica, nell’ipotesi di ostacolo alla vigilanza di Consob. Era l’unico caso in cui si potesse facilmente calcolare il profitto, ha aggiunto il procuratore. Proposta bocciata dal Gip che aveva escluso di poter procedere con i sequestri nei confronti dei funzionari, tra cui Zonin e gli altri indagati.

Per quanto riguarda il ruolo della vigilanza della Banca d’Italia, tornato d’attualità in questi giorni, Cappelleri ha affermato che «i vertici di Popolare di Vicenza hanno nascosto una serie di operazioni non dichiarate, di fatto fuorviando gli ispettori».

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