Mafia in Veneto, protocollo Confimi-prefetture contro le infiltrazioni nelle imprese

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Un protocollo d’intesa per fermare la mafia in Veneto: a siglarlo sono Confimi Industria Veneto e le Prefetture venete. L’obiettivo è rafforzare e intensificare i controlli mirati a prevenire e contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia legale. L’intesa è un passo decisivo per l’attuazione del Protocollo Quadro di legalità siglato a livello centrale il 20 aprile 2017 tra il Ministero dell’Interno e Confimi Industria. Intanto la DIA nella relazione del secondo semestre 2016 racconta come la ‘ndrangheta sia presente a Padova, nel basso vicentino e nell’ovest veronese con attività di riciclaggio.

William Beozzo

William Beozzo

L’accordo prevede un impegno da parte di Confimi Industria Veneto: «Ci siamo messi a disposizione con determinazione ed entusiasmo – commenta il presidente William Beozzo – per promuovere, presso le nostre imprese, l’adozione di regole mirate a disciplinare la scelta responsabile dei propri partners, subappaltatori e fornitori. Organizzeremo anche corsi di formazione specifici per diffondere la cultura della legalità, informando gli stessi nostri associati che l’adesione a questo Protocollo comporta l’assunzione di specifici impegni e, in particolare, la sottoposizione all’accertamento antimafia volto ad escludere la sussistenza di motivi automaticamente ostativi e di tentativi di infiltrazione mafiosa».

Un “bollino” antimafia per le imprese venete

Le prefetture effettueranno le verifiche antimafia, propedeutiche al rilascio della comunicazione o informazione antimafia, mediante la consultazione della banca dati nazionale unica della documentazione antimafia, riferendone l’esito all’associazione provinciale o di categoria di competenza per i successivi adempimenti. Saranno poi svolti, a campione, degli ulteriori accertamenti, sempre attraverso la consultazione della predetta banca dati sulle autocertificazioni rilasciate ai fini del rinnovo dell’iscrizione nell’elenco dei fornitori, dandone comunicazione degli esiti all’Associazione provinciale di competenza.

Prefettura di Venezia

La Prefettura di Venezia si impegna a monitorare l’attuazione del Protocollo a livello regionale, nonché ad assicurare l’attività di supporto, formazione e consulenza alla rete delle Prefetture della Regione Veneto per l’ottimale applicazione dell’accordo di legalità.

Presso la Prefettura di Venezia verrà costituita una Commissione per la legalità regionale o interregionale, composta da rappresentanti delle Prefetture interessate e di Confimi Industria Veneto, mentre a Vicenza potrà essere costituita una sottosezione provinciale, composta dai rappresentanti locali dell’Associazione e coordinata dal Prefetto, che avrà il compito di esaminare le problematiche emergenti in sede di attuazione del Protocollo e di riferire i risultati conseguiti, su base annuale, alla Commissione per la legalità regionale o interregionale.

Relazione DIA: ‘ndrangheta fra Padova, veronese e vicentino

È la ‘ndrangheta l’organizzazione mafiosa di cui in Veneto si riscontra una presenza sempre più forte, «per quanto non radicata» come si legge nella relazione della DIA, la Direzione investigativa antimafia, relativa al secondo semestre 2016 e pubblicata il 26 luglio 2017. Soggetti legati a cosche reggine e catanzaresi sono stati trovati «Padova, nell’ovest veronese e nel basso vicentino, riconducibili ad aggregati criminali di Delianuova, Filadelfia, Africo Nuovo e Cutro – si legge nella relazione della DIA –. In quest’ultimo caso sono stati segnalati soggetti referenti della ‘ndrina Grane Aracri. L’esistenza di queste aggregazioni è stata evidenziata, nel recente passato, con gli arresti di ‘ndranghetisti avvenuti in Veneto nell’ambito della nota operazione “Aemilia”, diretta dalla DDA di Bologna. A fattor comune per questi soggetti, il territorio sarebbe stato utilizzato per riciclare i proventi derivanti principalmente dal traffico di stupefacenti, nei trasporti e nell’edilizia».

La DIA si riferisce a «diversi tentativi di infiltrazione ‘ndranghetista» individuati al termine di accertamenti svolti, su input delle varie Prefetture del Triveneto, «dai vari Gruppi Interforze e finalizzati al rilascio della documentazione antimafia, necessaria per consentire alle imprese di partecipare ai pubblici appalti ed iscriversi alle “white list” – prosegue la relazione –. A seguito degli elementi raccolti, comprovanti il concreto pericolo di inquinamento mafioso, diversi soggetti economici del Triveneto, pur dotati di adeguati mezzi finanziari e di idonea organizzazione, sono stati colpiti da provvedimenti interdittivi ed inibiti ad avere rapporti contrattuali con le Pubbliche Amministrazioni».

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