Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca: fusione sì, aumento no

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Il processo che dovrebbe portare alla fusione di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca è cominciato, ma l’istituto di credito vicentino nega che sia in programma anche un nuovo maxi aumento di capitale per le due spa venete.

Che si vada verso la fusione lo ha confermato una lettera del 29 ottobre 2016 in cui il presidente di Quaestio Capital – la società che gestisce il Fondo Atlante proprietario delle due banche – Alessandro Penati ha chiesto ai due consigli di amministrazione di approntare entro la fine dell’anno un piano di fusione da presentare alla Banca centrale europea. Passaggio in vista del quale i due istituti dovranno identificare «le sinergie rispetto alla situazione stand-alone».

Nel frattempo si rincorrono le voci di un possibile nuovo aumento di capitale, dopo quello di Veneto Banca da 1 miliardo di euro e quello della Popolare di Vicenza da 1,5 miliardi di euro, entrambi coperti per la grandissima maggioranza delle quote proprio dal Fondo Atlante, nella primavera del 2016. Perché, oltre che di un dimagrimento del personale (1300-1500 esuberi stimati in BpVi, un migliaio nell’istituto di Montebelluna) contro cui i dipendenti sono in mobilitazione, la nuova società a cui sarebbero interessati alcuni fondi d’investimento Usa per essere appetibile potrebbe aver bisogno di nuove consistenti iniezioni di capitale.

Un’ipotesi, questa, negata da Banca Popolare di Vicenza – almeno per il momento: «In relazione alle notizie di stampa apparse in questi giorni su un eventuale bisogno di ulteriore capitale nell’ambito dello studio di una possibile aggregazione con Veneto Banca, Banca Popolare di Vicenza afferma di non averne evidenza poiché il gruppo di lavoro tra i due istituti veneti è stato appena avviato».

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