Crisi Resto del Carlino, a rischio la redazione di Rovigo

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Il Sindacato Giornalisti Veneto e l’Associazione polesana della stampa scendono in campo a fianco del Comitato di redazione (Cdr) e dei colleghi del Resto del Carlino, lanciando un appello a Regione e ai rappresentanti veneti nel Governo e in Parlamento per un’azione congiunta a sostegno del pluralismo informativo, risorsa imprescindibile per dare voce e identità al Polesine. La ristrutturazione selvaggia del Resto del Carlino, imposta in maniera unilaterale dall’azienda al di fuori degli accordi sottoscritti fra le parti in sede ministeriale, al termine di un percorso di sacrifici assunti con consapevolezza e senso di responsabilità dai lavoratori, si abbatte in maniera pesantissima anche sulla redazione di Rovigo.

Taglio dell’organico e riduzione delle pagine, su numeri già di per sé risicati, mettono a rischio la stessa sopravvivenza del Resto del Carlino in Polesine, a scapito di dipendenti e collaboratori. Il quotidiano è tra i presìdi storici dell’informazione in una città e in una provincia che, dal punto di vista delle fonti e dei mezzi di trasmissione e interpretazione delle istanze locali, appare già poco rappresentata: quattro quotidiani cartacei (oltre al Resto del Carlino, Gazzettino, Corriere del Veneto, Voce di Rovigo), uno on line (Rovigo Oggi), due emittenti radiofoniche, nessuna televisiva.

Resto del Carlino, non spegnete la voce del Polesine

Ancora una volta ci troviamo di fronte a editori che scaricano sui lavoratori la loro incapacità progettuale e di reazione alle sfide imposte da un mondo dell’informazione in continua evoluzione, ma che non disdegnano di incamerare i fondi pubblici stanziati per il settore travolto dalla crisi. Privatizzare gli utili e socializzare le perdite non è fare impresa. A maggior ragione in un settore strategico per la tenuta democratica.

Il Resto del Carlino è presente in Polesine dagli anni ’50, ininterrottamente: ne ha raccontato e ne racconta la vita di ogni giorno, la cronaca, l’economia, la società, le aspirazioni e le delusioni della sua gente. Il ridimensionamento della redazione a due giornalisti e a 10 pagine (con confezione da Ferrara in caso di riposi, ferie, malattie) non solo è insostenibile da un punto di vista dell’organizzazione del lavoro, ma fa temere che altro non sia che l’anticamera della chiusura definitiva e dell’abbandono del territorio. Un impoverimento non solo occupazionale, ma anche culturale e sociale, che non va limitato a una determinata area, bensì a un patrimonio collettivo che supera i confini geografici.

 

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