Studi di settore addio. Cgia di Mestre: "Ora abbassate le tasse"

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Studi di settore addio? Sembra proprio di sì. Il Ministero dell’economia e delle finanze ha deciso di abbandonare gli odiati (soprattutto da commercianti, artigiani, partite Iva varie e lavoratori autonomi in genere) strumenti di misurazione “attesa” dei redditi e relative tasse. Saranno sostituiti gradualmente da “indicatori di compliance”, così afferma una nota del Mef, che misureranno il “grado di affidabilità del contribuente”. La Cgia di Mestre, che gli studi di settore ha sempre aspramente contestato, di sicuro ora non li rimpiangerà. Al contrario, il coordinatore dell’ufficio studi dell’associazione artigiana brinda alla loro “rottamazione”, ma ad un patto: che il nuovo strumento non sia più vessatorio di quello appena mandato in soffitta.

«Sono decine e decine di migliaia i piccoli imprenditori, gli artigiani e i commercianti che in questi anni con l’attivazione degli studi hanno dovuto chiudere i battenti» dichiara Paolo Zabeo, direttore dell’ufficio studi della Cgia di Mestre. «Non vorremmo passare dalla padella alla brace – prosegue –: se il nuovo indicatore di affidabilità fiscale non comporterà una diminuzione del carico fiscale e una importante semplificazione burocratica nei rapporti tra fisco e contribuente non servirà a nulla. Per questo è importante che in questa fase di costruzione del modellino statistico-econometrico anche le associazioni di categoria dei lavoratori autonomi siano chiamati al tavolo per tarare in maniera più soft possibile questo nuovo strumento fiscale».

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