Il turismo uccide Venezia? Sul New York Times l'allarme di Settis

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“Possiamo salvare Venezia prima che sia troppo tardi?”. Si traduce così il titolo dell’editoriale (“op-ed”, ovvero un’opinione personale dell’autore) pubblicato dal New York Times il 29 agosto 2016 e firmato da Salvatore Settis, insigne storico dell’arte impegnato nella difesa del patrimonio italiano. Ma “salvare” da che cosa? Dal turismo di massa: la città sull’acqua appare a Settis minacciata da «una rapace monocoltura turistica» che «minaccia l’esistenza di Venezia, decimando la città storica e trasformando la Regina dell’Adriatico in un centro commerciale Disneyficato».

La denuncia – che sta facendo il giro dei social newtork – non è nuova ma le colonne del quotidiano le danno un peso forse inedito. Venezia accoglie quasi 10 milioni di turisti all’anno – è di 9,8 milioni la media delle presenze registrate dal 2013 al 2015 –, assorbe da sola il 16% del turismo del Veneto, a sua volta la regione italiana con la più forte presenza turistica. Uno dei problemi del Veneto per questo è il fatto che il suo turismo è in gran parte “maturo”, che cioè ripete sempre la stessa offerta e non si rinnova.

L’ultimatum dell’Unesco

Il punto sollevato da Settis è se questa massa di visitatori mordi-e-fuggi sia compatibile con la vita di una città “vera”, con abitanti stanziali, vita sociale e servizi. L’Unesco stessa ha messo in forse la permanenza del sito lagunare nella lista dei “patrimoni dell’umanità” e ha lanciato un ultimatum al Comune di Venezia: entro febbraio 2017 dovrà dare delle risposte sul fronte della degradazione della città e del suo ecosistema.

«Il numero di visitatori – si legge nell’editoriale sul New York Times – potrebbe crescere ancora di più ora che il turismo internazionale evita destinazioni come Turchia e Tunisia per la paura del terrorismo. Questo significa che i 2.400 fra hotel e altre strutture di accoglienza che la città oggi offre non soddisfano più gli appetiti dell’industria dei viaggi. Il numero totale di foresterie nel centro storico di Venezia potrebbe raggiunger il numero di 50mila posti letto e sostituirlo interamente. Lungo il Canal Grande negli ultimi 15 anni si sono chiuse istituzioni statali, uffici giudiziari, banche, il consolato della Germania, servizi medici e negozi per far posto a 16 nuovi alberghi».

I giovani del centro di Venezia scendono in piazza

Nel frattempo gli abitanti del centro storico sono «caduti da 174mila 808 nel 1951 a 56mila 311 nel 2014». E intanto un gruppo di giovani veneziani, Generazione ’90, ha lanciato una manifestazione per sabato 10 settembre 2016, con partenza alle ore 10 da Rio Terà San Leonardo: una marcia con carrelli per la spesa e passeggini per mostrare come sia difficile nella Venezia di oggi compiere i gesti quotidiani più semplici, districandosi nella folla turistica che occupa ogni spazio, fra prezzi sempre più alti e servizi spesso lontani dagli standard delle città di terraferma. Il gruppo proverà a raggiungere il Mercato di Rialto, il luogo di massima concentrazione turistica, proprio nel giorno delle premiazioni della 73esima Mostra del Cinema di Venezia. Tra le soluzioni che prospettano, c’è l’istituzione di un “numero chiuso” di visitatori, limitando nei giorni di picco l’accesso al centro storico.

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