Sciopero pubblico impiego 26 maggio, rischio uffici chiusi

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Sciopero pubblico impiego 26 maggio 2016: i lavoratori della funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil del Veneto saranno in sciopero per sollecitare dal governo una risposta sul rinnovo dei contratti e sul rilancio dei servizi pubblici. È stata organizzata una manifestazione regionale a Venezia, che partirà dal piazzale Santa Lucia alle 14.30: seguiranno poi i comizi in Campo San Geremia. Rischio uffici chiusi e possibili disagi. Lanciata anche una piattaforma per un sistema innovativo dei servizi pubblici del Veneto.

“Vogliamo contrattare il cambiamento” è lo slogan con cui il sindacato si batte per un processo di rinnovamento e riorganizzazione dei servizi pubblici che veda anche la partecipazione dei lavoratori stessi. Per questo – affermano Cgil, Cisl e Uil del Veneto – si rendono necessari l’innovazione dei servizi, maggiori competenze a tutti i livelli (soprattutto nella formazione) e misurare in modo obiettivo la produttività. I due principali settori che saranno in sciopero sono quelli della sanità e degli enti locali. Le segreterie regionali di funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil hanno stilato una piattaforma per un sistema innovativo dei servizi pubblici del Veneto che interessa sia le funzioni centrali (alle dipendenze dei ministeri), sia gli enti locali (comuni, province, Ipab, regione), sia la sanità (le Ulss e le Asl) e il terzo settore.

La piattaforma per innovare i servizi pubblici

Secondo la piattaforma – disponibile in pdf a questo link – il lavoro pubblico può diventare motore di sviluppo economico. «In questi anni i mutamenti della società sotto il profilo economico-sociale-culturale hanno ridisegnato persino l’intimo sentire dei cittadini […] Per tale motivo pure la pubblica amministrazione deve dimostrare la capacità di adeguarsi ai molti mutamenti avvenuti. Noi pensiamo infatti che garantire una rete di servizi di qualità ai cittadini e loro famiglie oltre ad essere un elemento imprescindibile dell’azione delle P.A. sia pure l’unica salvezza alla destrutturazione progressiva degli stessi servizi».

Proposte per enti, sanità e terzo settore

Sono quattro gli ambiti di intervento su cui vengono proposti cambiamenti. Innanzitutto le funzioni centrali, per le quali secondo i tre sindacati è necessario consolidare la struttura della contrattazione che oggi è basata su due livelli fondamentali (nazionale e integrativo) e un terzo livello regionale/di ente. Seguono gli enti locali, ovvero Regione, province, città metropolitana, comuni, società partecipate, società controllate: tutti devono diventare più trasparenti, chiedono Cgil Cisl e Uil.

Anche la sanità dev’essere rivista con «il maggior coinvolgimento attivo e responsabile delle conferenze dei sindaci e di tutti gli attori del territorio consentirebbe una maggior omogeneizzazione e trasparenza nelle scelte, negli interventi e nella spesa». Infine, il terzo settore che in Veneto, nonostante la crisi, ha saputo garantire i livelli occupazionali e ampliare gli interventi di sussidiarietà in seguito all’arretramento della gestione pubblica dei servizi. «Alla politica chiediamo attenzione rispetto al rapporto pubblico/privato. […] Le prestazioni erogate sono rivolte ai soggetti più deboli della società, quali i disabili, gli anziani, i minori; soggetti per i quali chiediamo che l’intervento da parte della Regione non sia residuale e che sociale non sia cosa dissociata da salute».

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