Decreto banche, Apindustria: pegno non possessorio è un rischio

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Il Decreto banche in discussione in Senato preoccupa Apindustria Vicenza nella parte che riguarda il pegno non possessorio sui beni mobili, ovvero la possibilità per le imprese di ottenere credito offrendo in pegno all’istituto di credito un bene mobile, per esempio un macchinario, potendo continuare ad utilizzarlo nel processo produttivo. Una novità che per il presidente di Apindustria Confimi Vicenza, Flavio Lorenzin, «questa novità presenta profili innovativi e di potenziale interesse ma altrettanto pericolosi per le imprese manifatturiere».

Per Lorenzin infatti «il rischio maggiore è che banche e istituti di credito, già al primo rinnovo fidi successivo all’istituzione del nuovo registro telematico, pretendano iscrizioni massive anche a fronte di linee di credito a breve termine. Va altresì impedito che la norma scateni una corsa ad “appropriarsi” dei beni migliori, soprattutto se in fase pre-fallimentare, “sottraendo” risorse dell’attivo dovute al restante ceto creditorio, dipendenti compresi».

Tuttavia secondo l’associazione delle piccole imprese il pegno non possessorio ha anche aspetti positivi come il ruolo che questo potrebbe avere «a tutela delle ragioni del fornitore che vende», come forma di credito nei rapporti fra aziende, e sostituendosi in un certo senso al sistema finanziario. «Secondo Confimi – prosegue Lorenzin – tali ragioni risulterebbero ulteriormente rafforzate se abbinate alla possibilità per il fornitore che riceve un insoluto di attivare di diritto il pegno a proprio favore, per l’imponibile, e a favore invece dell’Agenzia delle Entrate, per l’Iva. Tutto ciò a fronte dell’emissione di una nota di accredito che gli consentirà di recuperare l’Iva già versata, costringendo al contempo il cessionario a riversare quella detratta con la fattura ricevuta e ulteriore sospensione della deducibilità del costo». In quest’ultimo caso – rileva Apindustria – vi sarebbe un doppio beneficio anche per l’erario, sia dal versante Iva, con la riduzione delle stock di perdite Iva da fallimenti destinato ad aumentare dal 2017, che per Irpef e Ires, con la sospensione della deducibilità del costo per il cessionario insolvente.

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