BpVi, i sindacati: Atlante non faccia pagare solo i dipendenti

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Banca Popolare di Vicenza, i sindacati ora si rivolgono ai nuovi padroni, il Fondo Atlante che detiene il 99,33% di BpVi. E chiedono che la nuova proprietà rimuova chi nel cda è rimasto dall’era Zonin, e di non essere i soli a pagare la crisi della banca vicentina. «I “discutibili” risultati della nuova e vecchia gestione non devono colpire negativamente i 5.500 dipendenti del Gruppo BpVi», dichiarano le sigle Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Unisin, che nel contempo denunciano «gli scandalosi compensi del management, completamente slegati dalla realtà e dai risultati».

Ancora misteriose le mosse della nuova proprietà nei confronti del management della banca in crisi verticale di fiducia dopo la bocciatura della quotazione in Borsa. Quello che hanno fatto capire i titolari del Fondo Atlante, guidato dal fondo Quaestio Capital Management Sgr presieduto da Alessandro Penati, è che lavoreranno per «sostenere la ristrutturazione, il rilancio e la valorizzazione della banca, avendo come obiettivo prioritario l’interesse dei propri investitori».

Dichiarazione che non piace ai sindacati di BpVi che «respingono con decisione ciò che ha dichiarato il presidente di Quaestio Sgr, la società che gestisce il fondo Atlante, ossia l’intenzione di porre in essere azioni volte esclusivamente al perseguimento del profitto per gli investitori senza anteporvi la tutela e la valorizzazione di tutti i dipendenti». Le rappresentanze dei lavoratori «si augurano che si vada ben oltre le dichiarazioni di facciata e che la gestione del fondo Atlante miri al vero rilancio industriale del gruppo, rilancio che deve essere oggetto di un confronto positivo con queste organizzazioni sindacali».

Poi c’è la richiesta di fare pulizia ai vertici: «Che la nuova proprietà faccia chiarezza, rimuovendo chi in passato ha ricoperto posizioni di alta responsabilità e che tuttora ricopre ruoli decisionali e sostenga senza tentennamenti l’azione di responsabilità nei confronti di questi ultimi».

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