Ags di Rosà lancia le etichette che parlano

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La Ags lancia le “etichette che parlano”, un chip che dice al consumatore tutto quello che c’è da sapere sul prodotto che sta acquistando. Un’applicazione concreta dell’internet delle cose sviluppata dall’azienda che ha il suo quartier generale a Rosà, in provincia di Vicenza, e la sede tecnica a Udine. La sperimentazione è già avviata nei campi degli accessori per la moda e del food, e ora l’obiettivo è estenderla all’abbigliamento. «È un’interpretazione dell’internet delle cose applicabile ad ogni genere di prodotto – spiega Denis Vigo, amministratore di Ags e cofondatore della società con Renato Comelli –: in piccolo chip, che sia messo in un bottone o in un’etichetta, è possibile inserire una serie di informazioni per garantire l’autenticità del prodotto stesso o che spieghino le sue caratteristiche tecniche. Questi contenuti sono leggibili da un sistema e da un’app».

L’azienda, fondata nel 2004, lavora nel settore della subfornitura avanzata nell’elettronica ed elettromeccanica, ed è specializzata da un lato nei circuiti stampati (PCB) e tastiere, e dall’altro negli stampi ad iniezione e stampaggio di materiale plastico. La “conversione” all’internet delle cose è arrivata a partire dalla riorganizzazione interna ad Ags: una nuova gestione della logistica ha portato ad adottare un sistema di tracciamento dei prodotti in magazzino. Dal tracking dei propri prodotti al chip nei prodotti “degli altri” il passo è stato breve.

Il partner per la produzione dei chip è Nxp, mentre Nfc è la tecnologia wireless adottata per far “parlare” l’etichetta elettronica applicata al prodotto in negozio e lo smartphone del consumatore. Ags ha invece sviluppato i sistemi e le app per supportare l’innovazione. «Banalizzando, possiamo pensare ad un capo di abbigliamento che può dare indicazioni di abbinamento o ad un ingrediente che dice i vari utilizzi in cucina. Ma non solo – conclude Vigo -. Il produttore può tracciare il proprio prodotto originale, sapere dove viene venduto e ricevere dati sui clienti finali. Non certo ultimo, attraverso il chip si può aprire un canale di dialogo con i propri clienti». Il prossimo passo è la ricerca di un partner per realizzare un sistema che sappia customizzare questo approccio all’internet delle cose.

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