Arena: stagione lirica a rischio e bando "misterioso"

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Non manca che una manciata di mesi all’inizio dell’estate, stagione che, tradizionalmente a Verona, coincide con il via ad uno tra i Festival lirici italiani più attesi, veicolo di attrazione turistica di non poco conto. Mai come quest’anno, però, l’organizzazione della manifestazione si preannuncia non solo al rilento ma addirittura a rischio. A profilarne la possibilità è stato Flavio Tosi, sindaco nonché presidente della Fondazione lirica, che ieri ha lanciato il suo ultimatum ai sindacati dei lavoratori in mobilitazione da novembre per i tagli al personale previsti nel piano di risanamento di un ente che, tra banche e fornitori, deve far fronte ad un debito di 24 milioni di euro.

Tosi ai sindacati: accordo o liquido la Fondazione

Flavio Tosi

Flavio Tosi

«O si trova un’intesa entro un paio di settimane – ha detto Tosi – o il Comune metterà in liquidazione tutto e, come proprietario dell’Arena, organizzerà autonomamente una stagione musicale estiva con una diversa orchestra, altri tecnici, altri artisti, altro personale».

«Siamo di fronte – ha continuato – ad un evidente atteggiamento dilatorio da parte dei sindacati, non tanto delle segreterie provinciali, con le quali eravamo riusciti a trovare un confronto, quanto con le Rsu (acronimo di Rappresentanze Sindacali Unitarie), che cercano solo lo scontro, continuando un’occupazione della sede immotivata».

La dichiarazione sarebbe arrivata dopo la diffusione di una lettera, fatta pervenire al direttivo della Fondazione il giorno prima, con cui i sindacati hanno chiesto la rimozione dei vertici, ovvero lo stesso Tosi, il sovrintendente Francesco Girondini e il direttore operativo, neoassunto, Francesca Tartarotti che, come ulteriore risposta, hanno cancellato i prossimi incontri in programma con i lavoratori per trattare il piano di riduzione di organico previsto nel quadro della Bray, che prevede 5 milioni di taglio di spesa del personale, a fronte di fondi pubblici straordinari da impiegare per risanare le casse piangenti dell’ente lirico.

Il mistero del bando per il piano di risanamento

A complicare ulteriormente una già intricata vicenda c’è una comunicazione, comparsa il 23 febbraio sul sito web della Fondazione Arena, nella sezione, Gare e Appalti, con cui l’ente ha emesso un bando di selezione per l’affidamento del servizio di predisposizione, entro prossimo 30 giugno, di un Piano di Risanamento triennale 2016-2018 per la Fondazione. La società incaricata riceverà un compenso pari a 150 mila euro. Ma è “giallo” sullo stesso bando pubblicato, in contemporanea, a pagamento, sulle pagine di due quotidiani nazionali (Corriere della Sera e Sole 24 Ore): il testo del bando è lo stesso ma la cifra indicata per la fornitura del servizio è diversa, si parla infatti di 205 mila euro.

Più delle cifre differenti (potrebbe trattarsi di un, se pur grossolano, errore) a stupire sindacati e lavoratori in protesta è proprio la scelta di affidare a terzi un servizio che dovrebbe intendersi “ricompreso” tra i compiti del nuovo direttore operativo, Francesca Tartarotti, il cui contratto quadriennale prevede un compenso pari a circa 10mila euro (più spese di trasferimento) mensili. Il ruolo principale della Tartarotti sarebbe quello di portare a buon fine la trattativa tra Fondazione e dipendenti, mettendo a punto, con il consenso di entrambe le parti, un nuovo contratto integrativo per i lavoratori (necessariamente al ribasso rispetto al precedente) ma anche studiare una spending rewiew generale, che gioco-forza andrà ad incidere anche sul personale, nel quadro di un piano di risanamento del debito di 24 milioni e di un altro per il rilancio dell’ente. A ribadirlo, sono gli stessi sindacati: «La dirigenza ha ben pensato di appaltare a terzi le competenze di cui dovrebbe farsi carico essa stessa».

Camilla Pisani

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