Banca Popolare di Vicenza, i soci in piazza

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I piccoli azionisti della Banca Popolare di Vicenza scendono in piazza venerdì 26 febbraio 2016. Il corteo di protesta è convocato per le 10.30 in piazza Castello, nel cuore della città, la piazza storica delle manifestazioni sindacali e popolari, di fronte alla sede di Confindustria. Il giorno dopo, sabato 27 febbraio, dopo la protesta la proposta: le associazioni annunciano la presentazione di un “piano industriale alternativo alla Spa e alla Borsa”. L’appuntamento è alle 10 al cinema Patronato Leone XIII (contra’ Vittorio Veneto 1, Vicenza). Relatori Fabio Lugano e l’analista finanziario Alfonso Scarano.

Corteo il 26 febbraio

Il corteo è convocato dal Cordinamento Associazioni Soci Banche “Don Enrico Torta” che comprende un vasto fronte di gruppi e associazioni: Parrocchia Natività di Maria (Don Enrico Torta), Azionisti Associati Banca Popolare di Vicenza (avvocato Andrea Arman e Caterina Baratto), Confedercontribuenti Veneto (Alfredo Belluco, Gianfranco Muzio, Raffaella Zanellato), Noi che Credavamo nella Banca Popolare di Vicenza (Daniele Marangoni, Luigi Ugone, Mario Zambon), Adusbef (Elio Lanutti, Camilla Cusumano), Codacons (Franco Conte, Ezzelino III da Onara e Patrizio Miatello).

La protesta corre su Facebook

L’appello corre su Facebook in queste ore. «Per il nostro futuro, per quello dei nostri figli, per la terra veneta» è l’incipit, poi si prosegue sostenendo che è «vitale che la nostra società poggi sui valori condivisi ed indiscussi della civiltà cristiana, indipendentemente dal credo liberamente e lecitamente professato». «Apprendiamo che sia i vertici delle banche popolari Veneto Banca e Popolare di Vicenza che il governo e gli organi della Repubblica Italiana non hanno agito secondo i valori condivisi dalla nostra civiltà» sostengono le associazioni dei soci infuriati per il crollo delle azioni che hanno perso il 90% del loro valore in dieci mesi.

«Quello che stiamo subendo come soci risparmiatori delle Banche Popolari Venete è di gravità assoluta e diverso dalla crisi di qualsiasi altra banca – sostengono quelli del Coordinamento – Qui non c’è solo il malgoverno da parte degli amministratori attivi sino alla metà del 2015, situazione che potrebbe per certi versi essere comprensibile, ci sono dei gravissimi vuoti di controllo da parte degli organi istituzionali e, quel che più è grave, uno sconsiderato intervento esterno alla banca che impone regole che non sono finalizzate alla tutela del risparmio, come vorrebbero farci credere, ma agli interessi della grande finanza internazionale. Dimostrazione ne è che i soci risparmiatori ci hanno rimesso quasi tutto – si parla di miliardi di Euro – e la nostra terra pagherà un prezzo altissimo nel momento in cui inizieranno le esecuzioni nei confronti di coloro che hanno avuto crediti garantiti da azioni».

“Volatilizzati 10 miliardi di risparmi”

«Le due banche, che erano il forziere del lavoro di 200.000 (duecentomila) veneti, non valgono più niente – prosegue l’appello – Con la complicità della politica nazionale, sotto gli occhi distratti dei controllori di Banca d’Italia e di Consob, nel disinteresse delle varie associazioni che rappresentano le diverse categorie e che all’interno del C.d.A. delle banche erano rappresentate, sono andati bruciati, distrutti, volatilizzati oltre dieci miliardi di euro di risparmi. E non basta! L’annullamento del valore delle azioni delle banche comporterà il venir meno delle garanzie su cui si basavano migliaia di finanziamenti, di varia tipologia, fatti ai soci delle banche, con la ovvia conseguenza che da oggi in poi le banche, mancando le garanzie, vorranno i soldi ed i veneti dovranno – oltre ad aver perso i soldi che avevano messo nelle azioni – tirar fuori i soldi da restituire alle banche; il tutto in fretta».

Infine l’appello alla partecipazione in piazza: «Non ci sono tante vie di uscita, anzi, solo una: il popolo deve riprendere in mano il proprio destino. In momenti come questo, dove la politica non solo assiste indifferente al massacro del popolo ma lo agevola, è lecito ribellarsi».

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