Trasformare l'auto da benzina a elettrica: ora si può

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È legge il decreto che disciplina il “retrofit” ovvero la commutazione di un veicolo con motore a benzina o gasolio in uno a trazione elettrica. La norma, pubblicata in Gazzetta Ufficiale l’11 gennaio 2016, fa esultare Confartigianato della Marca Trevigiana e di Vicenza. Il perché? Semplice: le due associazioni già nel 2014 hanno diffuso dei kit per la trasformazione dei motori, all’interno di un progetto più ampio di incentivazione dell’auto elettrica, che comprende anche l’installazione di centraline di ricarica nelle città. Il regolamento entrerà in vigore il 26 gennaio 2016.

Solo che il kit aveva un problema: una lacuna normativa impediva di fatto la sua commercializzazione. Infatti in Italia mancava una legge che regolasse l’omologazione dei nuovi veicoli rimessi a nuovo con il retrofit. Mancavano le norme tecniche e gli oneri di omologazione erano assai ingenti. A differenza, ad esempio, della Germania, dove questa modalità è diffusa. Ora l’ostacolo è rimosso e l’omologazione si può fare anche in Italia. Ad un costo anche piuttosto contenuto, attorno ai 1600 euro. E con un evidente vantaggio in termini ambientali, proprio mentre l’emergenza polveri sottili raggiunge l’apice in Veneto.

Come funziona il retrofit

Il meccanismo è simile alla procedura per il montaggio di un impianto a Gpl o a metano. Il kit è composto da un motore elettrico con convertitore di potenza, un pacco batterie e un interfaccia con la rete per la ricarica delle batterie stesse. Il produttore del kit deve sottoporlo all’omologazione e fornire le prescrizioni per il montaggio, che verrà poi eseguito dall’autoriparatore; questi, una volta terminata l’installazione, porterà l’auto alla Motorizzazione che, a seguito di visita e prova, provvederà all’aggiornamento della carta di circolazione del mezzo.

Esulta Confartigianato

Luigino Bari

Luigino Bari

Per Luigino Bari, della giunta di Confartigianato Vicenza, «siamo in una fase di evoluzione continua e ciò soprattutto grazie alla volontà del sistema Confartigianato, che da più di due anni si è attivato nei confronti del Ministero dei Trasporti per trovare soluzione agli aspetti burocratici e normativi che rendevano difficile, e molto costoso, omologare nel nostro Paese un’auto riconvertita a elettrica. Le nostre associazioni – prosegue Bari – sono senz’altro interessate agli aspetti sociali ed ecologici della questione, ma considerano con attenzione anche tutte le opportunità che questo mercato può rivestire per le piccole imprese del settore. L’obiettivo è intervenire sul parco-auto delle ‘city car’ già esistente: dal punto di vista sociale e lavorativo, l’attività di trasformazione dei veicoli a benzina in elettrici è la soluzione che può recuperare gran parte di quei mezzi, altrimenti dismessi. Il ‘retrofit’ ha un impatto energetico ottimale ed economico, inserendosi appieno in un sistema di recupero virtuoso».

Una filiera per la conversione elettrica

Severino Dal Bo

Severino Dal Bo

«Il comparto dell’autoriparazione – è il commento di Severino Dal Bo, presidente degli autoriparatori di Confartigianato Marca Trevigiana – ha il potenziale per crearsi opportunità di lavoro e aprire ulteriori prospettive: si creerebbe una filiera locale rilanciando anche i settori dell’elettromeccanica e delle carrozzerie. L’attività di ‘retrofit’ può essere svolta completamente all’interno di una singola autofficina, portandole valore aggiunto: riqualificazione tecnica di attività esistenti e, attraverso corsi specifici, riqualificazione del personale occupato. È da questi assunti che le nostre associazioni hanno stimolato la nascita e la realizzazione del progetto Reborn-trasforma la tua auto che ha già ultimato la prototipazione di un veicolo che abbiamo visto circolare per le strade di Milano in occasione di Expo. Ora gli imprenditori che vedranno in questo segmento una potenzialità per le loro attività potranno attivarsi».

L’auto ecologica

Roberto Cazzaro, presidente provinciale dei Carrozzieri di Confartigianato Vicenza, aggiunge che «dal punto di vista ambientale con il ‘retrofit’ si può promuovere e diffondere più rapidamente la mobilità sostenibile. La riduzione dei processi di combustione comporterebbe minori emissioni inquinanti. L’auto trasformata può quindi modificare la situazione e aprire nuovi scenari, consentendo a molte persone di accedere al mercato dell’elettrico e di ridare una seconda vita ad auto che hanno qualche anno sul telaio».

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