Tv locali in Veneto: i numeri della crisi

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Antenne venete in crisi: fra cassa integrazione, licenziamenti e contributi pubblici in calo, le televisioni locali vivono in questi mesi il loro momento più difficile. E se le difficoltà nel settore editoriale non risparmiano nessuno, carta stampata compresa, per le tv locali sembra essere anche più pressante la necessità di fare i conti con l’innovazione. Il piccolo schermo, spesso rimasto agganciato a format sorpassati degli anni Novanta, ha già dovuto superare lo switch off dall’analogico al digitale terrestre, completato in Veneto nel 2010. Oggi non può più ignorare la potenza del web, concorrente temibile o terreno di nuove opportunità tutte da sfruttare.

Televisioni in Veneto, la mappa delle crisi

La mappa degli stati di crisi tocca quasi tutte le province del Veneto. Una crisi che ha cominciato a mordere nel 2013. In quell’anno chiude, dopo soli due anni di trasmissioni, Treviso Uno Tv dell’imprenditore Bruno Zago, lasciando a casa 14 fra giornalisti, tecnici e impiegati. Sempre nel 2013 parte la cassa integrazione a rotazione per una parte dei giornalisti di Telearena, l’emittente scaligera del gruppo Athesis.

Non c’è pace neppure per le emittenti cattoliche. Telepace, con sede a Cerna di Sant’Anna d’Alfaedo (Verona), fa riferimento alla Fondazione Artigiani della Pace e all’inizio del 2015 ha messo in cassa integrazione tutto il personale al 50% dell’orario di lavoro. Telechiara, fondata a Padova nel 1990 su input dei vescovi del Triveneto, è stata acquisita e “salvata” nel 2013 dal gruppo Videomedia spa, controllato da Confindustria Vicenza, già editore della vicentina Tva. Le diocesi di Padova, Vicenza e Treviso sono rimaste nella società con quote di minoranza. Il passaggio ha comportato lo spostamento della sede a Vicenza e lo svuotamento del personale: dei sei giornalisti in redazione due anni fa, oggi non ne è rimasto nessuno, e il tg viene realizzato da una dipendente di Tva.

A Tva Vicenza, nel febbraio del 2015, il licenziamento di due giornalisti impegnati nel telegiornale Bassano Notizie ha sollevato la protesta del cdr e l’apertura di un tavolo di trattativa fra Videomedia spa e Sindacato giornalisti del Veneto. Delicata è poi la situazione di Antennatre, l’emittente che fa capo al gruppo Tvision di San Biagio di Callalta (Treviso). Il 26 febbraio i giornalisti hanno scioperato per attirare l’attenzione sulla loro situazione. Da tre anni usufruiscono degli ammortizzatori sociali. A Telepadova invece si risponde alla crisi con la solidarietà fra i dipendenti, che per scongiurare tagli al personale si sono ridotti volontariamente lo stipendio.

Il crollo dei contributi pubblici

Uno dei motivi strutturali della crisi dell’emittenza locale veneta è il costante decrescere dei finanziamenti pubblici, da sempre una stampella importante. Il contributo del Ministero dello Sviluppo economico, regolato dalla legge 448 del 1998 e gestito a livello locale dal Co.Re.Com (Comitato regionale per le comunicazioni) presso la Regione Veneto, si è dimezzato in sei anni. Nel 2008 aveva distribuito 15,9 milioni di euro alle 27 emittenti venete ammesse in graduatoria, ridotti nel 2013 a 7,8 milioni, per 24 emittenti ammesse.

Contributi alle tv locali del Veneto

Contributi alle tv locali del Veneto

La lista delle emittenti venete, pubblicata sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico, restituisce il quadro completo della situazione in Veneto, al 2013. Si va da un contributo massimo ricevuto da Canale Italia 83 (1 milione 67 mila euro) ai 65 mila euro a testa distribuiti a quindici piccole emittenti.

Contributi erogati alle tv locali venete nel 2013

Contributi erogati alle tv locali venete nel 2013

La scommessa del consorzio di reti

Un tentativo di risposta e di contrattacco del settore è il Consorzio Reti Nordest, battezzato il 1 dicembre 2014. Mette insieme cinque canali dei gruppi TVision (con Antennatre e Free), Videomedia (che porta in dote Tva Vicenza e Telechiara) e Telenuovo.

In comune c’è l’integrazione delle reti con l’estensione delle frequenze di alcuni canali a nuovi territori prima non coperti. Le redazioni e la produzione di contenuti restano separati, ma esiste già un programma a reti unificate, il talk show «Prima serata» testato in campagna elettorale con ospiti politici.

Legge regionale per l’editoria: 1,6 milioni in due anni

In controtendenza rispetto al calo tendenziale dei contributi statali, si inserisce la legge “a sostegno del sistema radiotelevisivo veneto, dell’editoria locale e per l’applicazione dell’equo compenso” approvata il 19 aprile 2015 dal Consiglio regionale del Veneto. La Regione stanzia 600 mila euro per il 2015 e un milione di euro per il 2016, fondi che andranno a sostenere le imprese che «fanno giornalismo di qualità, creano iniziative editoriali innovative, ampliano il palinsesto con autoproduzioni, assumono in pianta stabile o stabilizzano giornalisti a contratto e rispettano la legge sull’equo compenso nei confronti dei collaboratori», si legge nel comunicato del Consiglio regionale.

Niente soldi alle «emittenti che privilegiano televendite e programmi meramente commerciali, oltreché le emittenti incorse in violazione dei codici di comportamento e sanzionate da Agcom». Un aiuto invece per quelle tv che hanno in redazione «giornalisti professionisti dipendenti assunti con contratto giornalistico a tempo pieno, producono programmi di informazione locale autoprodotta, rispettano adeguati parametri di copertura geografica del territorio e di popolazione servita».

Oltre che per la spesa corrente e per investimenti strutturali, i soldi andranno per chi assumerà in pianta stabile con contratti giornalistici: alla nuova occupazione vengono riservati 300 mila euro per il 2015 e 500 mila nel 2016. Il contributo regionale andrà a coprire fino al 30% dei costi annui nel caso di contratti a tempo determinato, al 50% nel caso di assunzioni a tempo indeterminato, e fino al 70% nel caso di stabilizzazioni o reinserimenti di giornalisti. Il tetto massimo di contributo per ogni nuovo assunto è pari a 40 mila euro.

Fino a qui la legge. La sua applicazione concreta dipenderà molto da come verranno decisi gli stanziamenti: criteri e punteggi dovranno essere decisi dalla giunta regionale che uscirà dal voto del 31 maggio.

Giulio Todescan

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