Crisi Veneto Nanotech, 50 posti a rischio

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Fra dieci giorni la crisi di Veneto Nanotech potrebbe essere irreversibile. I 50 dipendenti della società lanciano un appello alla Regione Veneto: «Scongiurate la liquidazione». Un’ipotesi che rischia di avverarsi senza appello se entro il 31 maggio non arriveranno risposte alla ricapitalizzazione da 2,8 milioni di euro lanciata dalla società per cercare nuovi partner privati.

Veneto Nanotech, 3,8 milioni di buco

Veneto Nanotech, società di ricerca e sviluppo creata a Padova nel 2003 e partecipata da Regione Veneto (socio di maggioranza con il 76% delle quote), Fondazione Cariparo, Camera di commercio di Venezia, Confindustria e Confartigianato veneti, si trova in una profonda crisi. A dicembre 2014 è stato calcolato in bilancio un buco da 3,8 milioni di euro. Qualche giorno fa l’amministratore Gabriele Vencato ha scritto una lettera a dipendenti e collaboratori ringraziandoli e sottolineando che i risultati economici «non sono però stati sufficienti al mantenimento della struttura» tanto che «la compagine sociale è stata chiamata alla copertura con cadenza annua».

I dipendenti all’attacco: «mesi di promesse non mantenute»

Oggi la dura replica dei lavoratori di Veneto Nanotech, che «esprimono ancor più il loro disappunto e la loro preoccupazione poiché, al di là di qualche rassicurazione sommaria e non contestualizzata, non vedono una concreta via d’uscita alla messa in liquidazione della società il 31 maggio». Ai ricercatori del polo padovano non bastano le parole di rassicurazione e i ringraziamenti: «Dopo mesi di promesse non mantenute e di voci su piani di rilancio ed acquisizioni da parte di aziende e fondi d’investimento, non solo non vi è nulla di concreto all’orizzonte ma in tutto questo tempo non è stato fatto nulla per il rilancio della struttura che viene richiesto da almeno un anno» scrivono nel loro appello.

Il ruolo della ricerca pubblica, secondo i collaboratori di Veneto Nanotech, non deve rispondere solo a logiche di pareggio economico. Citano l’esempio dei Fraunhofer, i centri di ricerca pubblico-privato in Germania, strutture che «non vengono mai gestite secondo una logica meramente commerciale» perché i risultati della ricerca «si misurano oltre che dal bilancio anche attraverso la conoscenza trasferita alle imprese, le figure professionali formate, la crescita della competitività, con un ritorno economico e sociale per tutto il territorio».

L’appello ai soci: salvate il polo di ricerca

«Perché creare un centro di eccellenza per la ricerca e il trasferimento tecnologico sulle nanotecnologie riconosciuto a livello internazionale, per poi mantenerlo nell’incertezza per anni ed infine chiuderlo con ingentissimi danni economici, scientifici e d’immagine?» scrivono i dipendenti, che lamentano «una fondamentale mancanza di trasparenza e di correttezza nei confronti delle persone che con il proprio lavoro e la propria professionalità hanno fatto crescere questa struttura».

«Facciamo pertanto appello ai soci, in primis alla Regione – si conclude la lettera – affinché mantenga il primato di questi laboratori, ascolti chi da anni lavora per fare grande il nome del Veneto, abbia il coraggio di eccellere attuando le azioni necessarie per la salvezza di Veneto Nanotech così come più volte pubblicamente ribadito».

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