Stefano Valenti racconta La fabbrica del panico

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Stefano Valenti torna a Padova ospite di Progetto Giovani e della rassegna Da giovani promesse a soliti stronzi, per finire venerati maestri? ed è questa – il 6 giugno 2014 – la prima presentazione pubblica per Stefano Valenti dopo che il suo romanzo La fabbrica del panico (Feltrinelli) ha vinto il Campiello Opera Prima, assegnato da Confindustria Veneto ed annunciato proprio a Padova, nell’Aula Magna del Bo, lo scorso 30 maggio.

La fabbrica, i diritti, il panico, un padre e un figlio

Un premio reso più significativo proprio dall’identità di chi glielo ha consegnato – gli industriali – visto che La fabbrica del panico è prima di tutto un romanzo che racconta la lotta dei lavoratori della Breda Fucine di Sesto San Giovanni: contro l’amianto, contro la proprietà che lucra sulla pelle degli operai, contro un sindacato che fa mercimonio della salute in cambio di riconoscimenti salariali.

Ma quello di Stefano Valenti è anche il racconto privato di un figlio – lui stesso – alla ricerca della storia di un padre operaio che ha scelto di abbandonare la fabbrica per la sua passione più grande, l’arte, e delle radici del suo male oscuro, quegli attacchi di panico che sembrano non doverlo abbandonare mai. E il racconto è anche il viaggio tra la depressione che coglie il padre, frutto dell’alienazione della fabbrica, e il panico che attanaglia il figlio, frutto di una precarietà che dal lavoro trascende alla vita intera.

La fabbrica del panico è stato anche l’occasione per Valenti per incontrare decine di comitati civici, gruppi di lavoratori, associazioni impegnate nella difesa dei diritti. E per raccontare il mondo della fabbrica, così vicino e così lontano, a decine classi di tutta Italia. Proprio di questa esperienza, oltre che del suo romanzo, Stefano Valenti racconta a Venetoeconomia in questa intervista.

 

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