Reti d'impresa: Veneto al quarto posto in Italia
Il quarto Osservatorio Intesa Sanpaolo – Mediocredito Italiano sulle Reti d’Impresa descrive il secondo semestre 2013 come quello della svolta, con un record di 389 nuovi contratti e 1.555 imprese coinvolte. La spinta arriva da Lombardia, Abruzzo, Emilia Romagna e Lazio, regioni particolarmente attive negli ultimi sei mesi dello scorso anno. A fine dicembre le reti registrate in Camera di Commercio erano 1.353 per un totale di 6.435 imprese aderenti.
La breve storia del contratto di rete, nato nel 2009 per dare alle aziende la possibilità di accrescere la massa critica senza rinunciare alla loro autonomia, comincia a offrire interessanti spunti di analisi e riflessione. Nonostante la crisi in atto, le aziende in rete hanno per esempio mostrato una maggiore capacità di tenuta in termini di margine operativo lordo, un migliore posizionamento strategico e, in particolare nel settore manifatturiero, una superiore capacità competitiva. E’ presto invece per quantificare i benefici sulla crescita, considerato che i progetti di rete hanno mediamente un orizzonte temporale medio- lungo.
Crescono le alleanze tra imprese complementari
Nel mondo delle aziende in rete si stanno affermando alcune tendenze. L’Osservatorio ha registrato una crescita delle alleanze tra soggetti complementari, che riescono così ad accedere a competenze che non potrebbero sviluppare autonomamente. La diversificazione produttiva all’interno delle reti è infatti pari all’82,5%. Inoltre, si sta assistendo ad un maggior utilizzo della rete da parte di aziende meno strutturate per accedere da sole ai mercati esteri. Spesso si tratta di piccole realtà che non avevano mai sperimentato alcuna forma di aggregazione (4 imprese in rete su 5 sono microimprese), non hanno partecipate o attività estere e che, grazie al contratto di rete, hanno trovato nuovi sbocchi commerciali.
Per quanto riguarda la composizione settoriale delle reti, il quarto Osservatorio conferma la prevalenza di imprese dei servizi (44,3%) e manifatturiere (32,5%), seguite da costruzioni e immobiliare (14,4%), e agro-alimentare (8,9%).
Lombardia al primo posto, Veneto e Abruzzo al quarto ex aequo
La classifica delle regioni più attive è ancora guidata dalla Lombardia (1.564 imprese in rete); seguono Emilia Romagna (907), Toscana (689), Abruzzo e Veneto (circa 500 ciascuna). A livello provinciale spiccano Milano, Brescia, Roma, Chieti, Modena, Firenze, Bologna e Verona.
Tra le ragioni per mettersi in rete prevale la possibilità di accedere ai mercati esteri e di ampliare la propria offerta con nuovi prodotti. Internazionalizzazione e innovazione sono importanti leve di sviluppo che il Gruppo Intesa Sanpaolo è pronto a sostenere. Lo conferma Andrea Bressani, direttore generale di Mediocredito Italiano: «Abbiamo costituito un polo specializzato nella finanza d’impresa che dispone di un’offerta completa e integrata a sostegno degli investimenti strategici delle imprese. In questo contesto, crediamo la rete sia un importante strumento per stimolare lo sviluppo e creare sinergie. Abbiamo un presidio dedicato alle reti di impresa costantemente aggiornato sull’evoluzione della normativa e impegnato a identificare soluzioni e strumenti che possano facilitare l’accesso al credito alle imprese in rete. Mediocredito affianca gli imprenditori lungo tutto il ciclo di vita della rete, dalla fase di pre-costituzione, all’avvio, allo sviluppo, anche attraverso servizi di consulenza e advisory».
Per promuovere il ricorso allo strumento della rete, che a fine 2013 riguardava solamente lo 0,15% delle imprese italiane, Gregorio De Felice, responsabile del Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, ricorda l’importanza dei bandi regionali: «Possono svolgere un ruolo decisivo, come dimostra il caso dell’Abruzzo. Si stanno moltiplicando le iniziative di formazione e divulgazione. Intesa Sanpaolo ha attivato in più regioni Laboratori per le Reti d’Impresa in collaborazione con le associazioni datoriali e gli enti di ricerca. Nel complesso rileviamo che in Italia si sta affermando un ambiente normativo e istituzionale sempre più favorevole alle reti».