Imu: sui capannoni padovani costa 34 milioni più dell'Ici

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmail

A 20 giorni dal saldo dell’Imu, tra balletti di cifre e sigle (Iuc, Trise), l’unica certezza è l’ennesima stangata sulle imprese. Secondo il sondaggio di Confindustria Padova su un campione di Comuni, l’aliquota media sui fabbricati produttivi accatastati nel gruppo D è passata dallo 0,82% del 2012 (quando subì un primo rialzo rispetto allo 0,76% base) allo 0,84% di quest’anno, a cui va aggiunto l’incremento automatico del moltiplicatore della rendita catastale (da 60 a 65). Un mix che fa salire il conto dell’Imu in media dell’11% rispetto all’anno scorso e addirittura dell’82% rispetto al 2011, ultimo anno di applicazione dell’Ici.

Almeno il 20% dei Comuni padovani ha già deliberato l’aumento dell’aliquota sui fabbricati produttivi, ma molti devono ancora decidere (entro il 30 novembre). Un orientamento che comporterà per le imprese padovane, tra prima rata e saldo, il pagamento di oltre 74 milioni di euro, con un maggiore esborso di 7,3 milioni rispetto al 2012 e addirittura di 34 milioni rispetto alla vecchia Ici. In termini percentuali, nessun’altra tipologia di immobili ha visto un rincaro così marcato. Per le imprese insomma, si profila un ingorgo fiscale di fine anno che, tra Imu, Tares, acconti Irpef, Ires e Irap, peserà come un macigno su bilanci già provati dalla crisi. Con l’aggravante che il conto finale non è ancora chiaro.

L’allarme arriva da Confindustria Padova che, utilizzando i dati dell’Agenzia del Territorio, ha stimato l’impatto dell’Imu 2013 sul sistema produttivo provinciale (fabbricati ad uso produttivo, laboratori artigianali e magazzini, più gli alberghi). La stima ha applicato alla rendita catastale i nuovi moltiplicatori, ricavando l’imponibile Imu. A questo è stata applicata l’aliquota media dello 0,84% risultato della rilevazione su un campione di 25 Comuni padovani, a maggiore densità di imprese o dove insistono aree produttive a valenza provinciale. Il sondaggio ha preso in esame le aliquote già deliberate (o gli orientamenti in vista del termine del 30 novembre) ai fini del saldo Imu del 16 dicembre. Per la comparazione con l’Ici è stata applicata l’aliquota media adottata dai Comuni nel 2011 (0,6%).

Pavin: Imu, un balletto infinito che ci lascia allibiti

«Il balletto infinito del governo sull’Imu, e non solo, ci lascia allibiti – commenta il presidente di Confindustria Padova, Massimo Pavin -. Da mesi ormai si parla di come finanziare lo stop alla seconda rata Imu prima casa, come se fosse l’unico problema del Paese, come se dall’Imu dipendessero le sorti dell’economia. Continuiamo a pensare che le urgenze siano altre, che la priorità sia una riduzione decisa, effettiva e riscontrabile del prelievo fiscale su lavoro e imprese. Il paradosso è che, mentre si annunciano misure per la crescita talmente deboli che non avranno effetti, dall’altra si continua a martoriare le imprese con nuove imposte o aggravi d’imposte. Così si allarga la deindustrializzazione». «Rabbrividiamo – insiste Pavin – all’ipotesi che lo stop al saldo Imu prima casa possa essere finanziato con l’ulteriore aumento degli acconti fiscali. Un’idea folle e irresponsabile che ancora una volta tratta le imprese come un bancomat. Quanto alla deducibilità dell’Imu ai fini Ires e Irpef, prima promessa al 100% poi ridotta al 50% poi cancellata, registriamo che se va bene si fermerà al 20-30%». Pavin rivolge infine un appello ai Comuni che devono ancora deliberare le aliquote Imu: «Chiedo ai sindaci un gesto di responsabilità per scongiurare ulteriori rialzi».

Ti potrebbe interessare