Unioncamere del Veneto e il federalismo che non c'è

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Federalismo, spesa pubblica, crisi: questi sono i temi approfonditi nel nuovo rapporto di ricerca dell’Osservatorio regionale sul federalismo e la finanza pubblica, nato nel novembre 2007 dalla collaborazione tra il Consiglio regionale del Veneto e Unioncamere del Veneto. “Il federalismo in tempo di crisi” – questo è il titolo del nuovo rapporto di ricerca dell’Osservatorio – raccoglie cifre, idee e proposte per riavviare il dibattito sul federalismo come antidoto al neocentralismo. Dapprima presente nei programmi di gran parte delle formazioni politiche, il processo federalista italiano si è infatti arenato ed è stato additato come la ragione di tutti i mali del Paese.

Il nuovo rapporto intende pertanto offrire numeri e spunti di riflessione su vari aspetti del sistema pubblico italiano, soffermandosi sull’impatto delle manovre correttive e sulla situazione della spesa pubblica italiana, analizzando i diversi livelli di governo e mettendo a confronto la struttura della Pubblica amministrazione con quella dei modelli federali europei, nella speranza che il rilancio del processo federalista possa contribuire a risolvere i nodi strutturali e portare l’Italia fuori dalla crisi.

L’intento dichiarato della riforma del federalismo fiscale è quello di stimolare una maggiore responsabilità a livello locale. Tale obiettivo dovrebbe essere raggiunto attraverso l’esercizio dell’autonomia fiscale e l’imposizione di una maggiore trasparenza nell’assegnazione delle risorse a ciascun ente locale, abbandonando il circolo vizioso della spesa storica. Non c’è dubbio, infatti, che le riforme degli anni Novanta (“Bassanini”) e del 2001 (“Titolo V”) abbiano sensibilmente decentrato la spesa, mentre non sia è fatto altrettanto con il personale pubblico e con le risorse finanziarie. La legge-delega del 2009, pertanto, mirava a correggere questa situazione distorta, che è stata terreno fertile per le gestioni “allegre” di qualche amministratore locale. Infatti, solo con il superamento della finanza derivata e con l’assegnazione di una vera autonomia di entrata sembra possibile stimolare una maggiore responsabilità nella gestione della cosa pubblica. Responsabilità, quindi, è la parola chiave del federalismo fiscale.

Dagli altari alla polvere: così può essere sintetizzato quanto è accaduto, nell’arco di un anno o poco più, al progetto del federalismo fiscale. Dapprima presente nei programmi di gran parte degli schieramenti politici, il federalismo è stato poi frettolosamente rinnegato e accusato di essere portatore di tutti i mali dell’ultimo decennio. Una cosa però emerge con chiarezza: il federalismo fiscale non può essere messo sul banco degli imputati semplicemente perché non c’è. La riforma del Titolo V non è stata attuata pienamente; la legge delega del 2009 non ha prodotto i suoi effetti in quanto molti aspetti non sono ancora entrati in vigore; e alcune parti dei decreti sul federalismo sono state «svuotate» dalle manovre dei vari Governi. L’impressione è che ci si ricordi delle Regioni e degli enti locali solo in occasione delle manovre finanziarie, con riferimento stabile al capitolo “tagli”. Nell’ultimo anno, a partire dall’estate 2011, le Autonomie locali sono state oggetto di una incredibile successione di manovre di finanza pubblica e di altri provvedimenti.

A questo link, la sintesi del rapporto diffusa da Unioncamere del Veneto.

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