Progetto VeLA, la Regione Veneto sperimenta lo smart working

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A partire da novembre 2018 una quindicina di dipendenti della Regione Veneto sperimenteranno lo smart working, testandone i benefici e rilevando eventuali criticità per un periodo di sei mesi. «Il futuro passa attraverso sfide come questa e noi, come amministratori pubblici, abbiamo il dovere di favorire la diffusione della cultura digitale perché ne possano usufruire tutti i cittadini». Queste le parole del vicepresidente della Regione Veneto Gianluca Forcolin sull’avvio della sperimentazione del progetto di telelavoro VeLA – Veloce, Leggero, Agile: Smart Working per la Pubblica Amministrazione – a cui ha aderito anche il Veneto.

Ma di cosa si tratta? Il VeLA è un modello organizzativo largamente diffuso in alcune realtà del settore privato, che si propone di muovere ulteriori passi verso il telelavoro, nella sua più recente declinazione dello smart working. Il progetto, approvato con un provvedimento portato dal vicepresidente Forcolin insieme all’assessore al lavoro Elena Donazzan, vede il finanziamento dell’Unione Europea per 700 mila euro e si colloca nell’ambito del programma Open Community 2020. Il soggetto capofila del progetto è la Regione Emilia Romagna, l’ente che lo cede è la Provincia Autonoma di Trento e gli altri partner sono le Regioni Friuli Venezia Giulia, Lazio, Piemonte, la Città Metropolitana e il Comune di Bologna, l’Unione Territoriale delle Valli e Dolomiti Friulane. Google partecipa in qualità di partner tecnologico, fornendo l’infrastruttura e i servizi che saranno messi a disposizione dei dipendenti per questa sperimentazione alternativa alla tradizionale presenza in ufficio.

«Si tratta di un’importante innovazione – ha detto Forcolin – su cui vogliamo scommettere e che è coerente con quanto abbiamo previsto nella nostra Agenda Digitale. Sperimentiamo una modalità nuova di lavoro per migliorare l’efficienza della macchina amministrativa e la qualità dei servizi a cittadini e imprese. Per essere al passo con il mondo del privato, il pubblico deve pensare ad essere innovativo e non avere il freno a mano tirato. Durante la sperimentazione dei prossimi mesi verificheremo punti di forza e criticità del progetto da tradurre in un modello organizzativo da proporre anche ai nostri enti strumentali, compresa la parte sanitaria».

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