Gelato, in Veneto un business da 160 milioni. E c'è anche il gusto prosecco

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Il gelato è il piacere estivo a cui non si rinuncia, e in Veneto è anche un business da 160 milioni di euro. Secondo il dossier “Gelaterie: le imprese artigiane e la spese delle famiglie per i gelati”, realizzato dall’Osservatorio per le Pmi di Confartigianato Imprese, su fonte Istat 2017, si scopre come nella nostra regione le gelaterie artigianali sono ben 818, su un totale di 1.025, e impiegano circa 2.500 persone (quasi 4.000 addetti in totale), con una media di un’impresa ogni 3.900 abitanti, per un giro d’affari di quasi 161milioni di euro. Il Veneto è la regione a maggior vocazione artigiana tra quelle con almeno 500 gelaterie: il 79,8% delle gelaterie venete sono infatti artigiane. Seguono il Piemonte con il 77,0% e la Sicilia con il 75,7, mentre la media nazionale è del 71,5%.

La “coppetta” media vale 77 euro l’anno

Quanto al giro d’affari, i dati dicono come la spesa di 161 milioni di euro del Veneto sia la terza più alta dietro a Lombardia (344 milioni di euro) e Lazio (199) mentre in Italia si sfonda la quota di un miliardo e 800 milioni. Tra i consumatori in Veneto, secondo il dossier di Confartigianato, le famiglie spendono, in media, 77 euro per coni, sorbetti e coppette.

«Da qualche anno registriamo un aumento costante delle gelaterie artigiane e non – afferma Agostino Bonomo, presidente regionale di Confartigianato – a conferma di come i veneti continuino a preferire la qualità e la genuinità del prodotto delle nostre imprese e che non esiste limite alla fantasia dei gelatieri artigiani che sono riusciti a inventare centinaia di gusti. Ricordo a tal proposito il guinness dei primati raggiunto nel 2004 a Padova dalla nostra categoria con 521 gusti certificati. Quindi, non si rinuncia alla qualità e genuinità dei prodotti realizzati con materie prime, rigorosamente fresche, senza conservanti e additivi artificiali, e lavorati secondo le tecniche tradizionali. Inoltre, nooi artigiani siamo sempre più attenti a soddisfare particolari esigenze dietetiche o legate a intolleranze alimentari della clientela».

Gelato al prosecco e alle giuggiole

Anche in questo 2018, nelle gelaterie stravincono i sapori decisamente classici, a fronte dei 600 a disposizione: primeggiano “fragola”, “cioccolato” seguiti da “nocciola”, “limone”, “crema”, “pistacchio” e “stracciatella” anche se non perdono colpi neanche i sempreverdi “tropicana”, “limoncello”, “tè verde”, “arcobaleno” o addirittura “loacker”. Per chi ha problemi di dieta (uno su dieci), ecco il gelato alla soia. Ma non mancano i gusti basati sulle tipicità locali (ben 371 tra DOP, STG e IGP e prodotti agroalimentari tradizionali) come il “prosecco”, “giuggiole” e “fregolotta” o persino i gusti al formaggio.

Vade retro self service

Una battaglia di Confartigianato è contro la moda delle gelaterie self service che si definiscono “Agrigelaterie”. Il neologismo, spiega Confartigianato, è stato coniato di recente da alcuni agricoltori e prevede la produzione di gelati non solo privi di alcun tipo di semilavorato o preparato, ma solo da ingredienti assolutamente naturali e a chilometro zero, con un occhio di riguardo alla stagionalità. Soprattutto, il “gelo” deve essere prodotto in una azienda agricola. Ne esistono alcune in Italia, ma sono pochissime. Invece alcune catene di prodotto emulsionato – non un vero e proprio gelato ma una emulsione appunto creata da una macchina speciale, avverte l’associazione – si fregiano in modo errato di un termine che non le identifica per nulla.

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