Commissione Antimafia: in Veneto prevenzione insufficiente

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Secondo la Commissione parlamentare Antimafia le organizzazioni criminali in Veneto «hanno approfittato di un’insufficiente attività di prevenzione e contrasto per mimetizzarsi nel tessuto economico attraverso un rapporto di convergenza di interessi con il mondo delle professioni e dell’impresa». È uno dei passaggi più significativi della Relazione finale della Commissione presieduta da Rosy Bindi, che ieri 7 febbraio 2018 l’ha approvata. Lo riporta un approfondimento di Gianni Belloni sul Mattino di Padova dell’8 febbraio.

Le infiltrazioni dei boss nell’economia veneta, insomma, sarebbero in qualche modo favorite da un ambiente che nei loro confronti non usa tutte le armi (giuridiche) a disposizione per contrastarli. In un altro passaggio citato dal Mattino si legge che secondo la Commissione alcuni strumenti di prevenzione e repressione che in altre regioni del Nord hanno prodotto risultati significativi «qui non sono stati utilizzati in maniera sistematica e intensa».

Mafie in Veneto: i settori economici e l’area grigia

Per quanto riguarda i settori in cui le mafie operano nell’economia veneta, la relazione cita fra i principali (e tradizionali) l’edilizia, il commercio, la sanità e i trasporti. Ma ci sono anche nuove attività come «la grande distribuzione commerciale, i settori dei rifiuti, delle energie rinnovabili, del turismo e delle scommesse e sale da gioco, i servizi sociali e dell’accoglienza dei migranti».

Una criminalità sempre più imprenditrice, quella tratteggiata dalla relazione, con la capacità di promuovere «relazioni di collusione e complicità con attori della cosiddetta “area grigia” (imprenditori, professionisti, politici, burocrati e altri)».

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