BpVi-Etruria, Vegas: "Boschi mi parlò, era preoccupata dall'ipotesi fusione"

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Alla commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche scoppia il caso della (mancata) fusione fra Banca Popolare di Vicenza e Banca Etruria. I fatti risalgono al 2014, e a parlarne di fronte ai parlamentari a Palazzo San Macuto è Giuseppe Vegas, presidente della Consob, l’autorità indipendente di vigilanza sulle società quotate in borsa.

Vegas rispondendo alle domande dei commissari rivela che l’allora ministro e oggi sottosegretario Maria Elena Boschi, figlia dell’ex vice presidente di Banca Etruria Pier Luigi Boschi, gli parlò della possibile fusione, a cui stava lavorando l’allora presidente della Popolare di Vicenza Gianni Zonin.

Giuseppe Vegas

Giuseppe Vegas

«Ho avuto modo di parlare della questione con l’allora ministro Boschi», ha detto Vegas, affermando che l’esponente del Partito Democratico espresse «un quadro di preoccupazione perché a suo avviso c’era la possibilità che Etruria venisse incorporata dalla Popolare di Vicenza e questo era di nocumento per la principale industria di Arezzo che è l’oro».

L’incontro si sarebbe verificato nell’aprile del 2014: «chiese di vedermi e venne a Milano» dice Vegas. Il quale afferma di aver risposto all’allora ministro che Consob «non era competente sulle scelte di aggregazione delle banche». In un’altra occasione, ha affermato ancora Vegas, Maria Elena Boschi gli disse «che suo padre sarebbe diventato vice presidente (di Banca Etruria, ndr)».

Dei retroscena delle trattative sulla fusione fra le due banche hanno parlato alla stessa commissione parlamentare l’ex presidente di BpVi Gianni Zonin e il capo degli ispettori della Banca d’Italia Carmelo Barbagallo.

La difesa di Boschi

La difesa di Maria Elena Boschi è affidata alla trasmissione Otto e Mezzo su La7, la sera del 14 dicembre, dove il sottosegretario si è confrontato con il giornalista Marco Travaglio. «Confermo per filo e per segno tutto ciò che ho detto in Parlamento due anni fa – ha scritto Boschi in un post su Facebook –. Tutto. Chi mi chiede le dimissioni perché avrei mentito in Parlamento deve dirmi in quale punto del resoconto stenografico avrei mentito. E i giornalisti hanno il dovere di indicare il passaggio in cui avrei mentito al Parlamento.
Ho incontrato più volte il presidente della Consob in varie sedi come ho incontrato altri rappresentanti istituzionali: mai e poi mai ho fatto pressioni».

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