Fondazione Città della Speranza: nuova governance, escono Bellon e Cariparo

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La Fondazione Città della Speranza cambia statuto e ai vertici dell’ente, fondato nel 1994 da un gruppo di imprenditori per promuovere la ricerca sulle malattie infantili, succede un terremoto. A dire addio è Stefano Bellon, una delle figure più in vista, consigliere della Fondazione oltre che direttore generale dell’Istituto per la Ricerca Pediatrica, l’ente che gestisce la Torre della Ricerca (nella foto) inaugurata nel 2012 a Padova con i fondi raccolti dalla Fondazione.

Bellon ha dato le dimissioni con una lettera inviata al presidente della Fondazione Città della Speranza, Franco Masello e a quello dell’Istituto per la Ricerca Pediatrica, Andrea Camporese. La lettera risale ad ottobre ma è stata resa nota solo martedì 15 marzo, proprio mentre l’ente sta per approvare il cambio dello statuto dell’Istituto per la Ricerca Pediatrica.

La riforma, in attesa di ratifica, prevede di trasformare in senso manageriale l’ente di ricerca, introducendo un consiglio di amministrazione di 7 persone (di cui 4 sarebbero nominate dalla Fondazione, 2 dall’Università di Padova e una dall’Azienda ospedaliera di Padova); il cda nominerebbe un amministratore delegato, un presidente e un direttore scientifico, a capo di un comitato scientifico nel quale sederebbero i principali investitori dell’Istituto per la Ricerca Pediatrica.

La lettera di Bellon

Nella lettera, Stefano Bellon scrive: «La profonda trasformazione rispetto ai comuni intenti originari che ormai da qualche tempo ha avviato la Città della Speranza, il percorso intrapreso e le relative modalità di attuazione non trovano più la mia partecipazione e condivisione». Ma non è l’unico, Bellon, a sfilarsi dalla governance dell’importante ente benefico, che negli anni è diventato un investitore primario, nella regione, in ricerca scientifica: basti pensare che la Città investe ogni anno circa 2 milioni di euro in decine di progetti di ricerca, come si può evincere dalla lista dei progetti in corso pubblicata on line.

Fondazione Cariparo esce del Cda

Anche la Fondazione Cariparo, infatti, lascia il consiglio di amministrazione della Fondazione pur mantenendo un ruolo di supporto esterno. Così si legge sul Mattino di Padova del 15 marzo 2017: «Il consiglio – recita la lettera datata 22 febbraio, che comunica la decisione dell’ente, e riportata dal quotidiano –, considerato il tempo trascorso dalla nascita dell’Irp e la positiva evoluzione di tale iniziativa, ha espresso la volontà unanime di rinunciare alla nostra rappresentanza nell’organo amministrativo, restando partecipante Fondatore».

Leggi anche: Città della Speranza, 3 milioni da Fondazione Cariparo per la ricerca pediatrica

«Tale determinazione – prosegue la fondazione bancaria – è stata assunta tenuto conto della natura del nostro Ente, finanziatore, ma non direttamente operante nel campo della ricerca, la cui azione, in ottemperanza alla normativa di riferimento, deve ispirarsi ai principi di autonomia e indipendenza. La scelta è coerente con un orientamento consolidato a non assumere un diretto coinvolgimento in iniziative della specie, preferendo intervenire dall’esterno a sostegno di progetti meritevoli».

UniPd plaude all’introduzione del comitato scientifico

L’Università di Padova apprezza la modifica statutaria proposta, che introduce un comitato scientifico: «Era e rimarrà alto il nostro impegno nell’Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza – afferma il Rettore dell’ateneo Rosario Rizzuto –. Vogliamo continuare a portare sempre più il valore aggiunto dell’Ateneo nell’Istituto: per questo motivo tengo a sottolineare come il nuovo statuto introduca per la prima volta, su proposta proprio dell’Università, un comitato scientifico che coordinerà la attività di ricerca all’interno dell’Istituto».

«Non solo – aggiunge Rizzuto –: a ulteriore garanzia dell’alto profilo dell’Istituto è previsto, sempre dal nuovo statuto, anche uno Scientific Advisory Board formato da ricercatori di fama internazionale a supervisione di tutta l’attività scientifica. Due introduzioni che sono certo permetteranno all’Ateneo di portare ancor più all’interno dell’Istituto il proprio contributo».

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