Studi di settore sempre più incongrui (35%) e incoerenti (59%)

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Gli studi di settore andranno in soffitta, sostituiti dagli indicatori di affidabilità fiscale. Ma intanto continuano ad essere la bestia nera delle imprese, a partire dagli artigiani che rilanciano i dati dell’Agenzia delle Entrate secondo cui nel 2015 sono state in forte crescita le aziende i cui bilanci erano ritenuti “non congrui” e “incoerenti” dal fisco.

Come spiega Confartigianato Veneto, per quanto riguarda la congruità (il risultato che scaturisce dal confronto dei ricavi o compensi dichiarati dal contribuente – risultanti dalle scritture contabili – e quelli presunti da GE.RI.CO – risultanti da variabili contabili ed extracontabili) si è passati dal 28% di non congrui del 2013, al 33,77% del 2014, per raggiungere il 35,03% del 2015.

I non coerenti (dato relativo alla regolarità degli indicatori economici, predeterminati per ciascuna attività dallo studio di settore approvato), nel 2015 diventano il 59,85% in crescita rispetto al 52,99% del 2013. Diminuiscono anche le posizioni calcolabili che, a livello nazionale, da 3 milioni 810mila 484 del 2013 diventano 3 milioni 468mila 726 del 2015; calo dovuto sia al passaggio di molti soggetti al regime forfetario, che ad una consistente riduzione dei soggetti con partita Iva.

Studi di settore “strani” per impiantisti e acconciatori

Alcune categorie mostrano situazioni più gravi: gli impiantisti vedono oltre il 38% di posizioni non congrue e il 61% di non coerenti, gli acconciatori il 57% di non congrui e il 73% di non coerenti, il trasporto merci ha raggiunto nel 2015 il 78,46% di non coerenti. I muratori passano dal 31% di non congruità nel 2013 al 42,5 del 2015 mentre gli autoriparatori in un biennio hanno visto ridursi i soggetti congrui dal 70% al 58%.

«Nonostante proprio nei giorni scorsi sia stato già stabilito, a mezzo Decreto Legge 193/2016, che gli studi di settore andranno in soffitta perché sostituiti dagli indicatori di affidabilità fiscale – commenta Agostino Bonomo presidente di Confartigianato Imprese Veneto – l’andamento di costante aumento delle posizioni di non congruità e non coerenza, confermato per il 2015, è a dir poco preoccupante se, come sembra, questi nuovi indici si baseranno su formule statistiche molto simili a quelle utilizzate oggi proprio per il calcolo della congruità e della coerenza degli studi».

«Come Confartigianato Imprese Veneto – conclude -, giusto nell’incontro di fine ottobre con i parlamentari veneti abbiamo sensibilizzato gli stessi a porre attenzione a questo delicato passaggio che coinvolge bel 329mila 903 imprese nella nostra regione. Se oggi le imprese artigiane si assestano sui livelli di fedeltà fiscale esposti all’inizio, cosa ci si potrà aspettare dai “nuovi” indicatori che entreranno in funzione dal 2017?».

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