Veneto, 400mila euro per gli empori solidali. Già 133mila persone assistite

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Un investimento di 400mila euro, 133mila persone assistite ogni anni. Buone notizie per la rete dei 13 empori solidali veneti. «La nuova legge antisprechi, entrata in vigore ad agosto – ha detto l’assessore regionale al sociale Manuela Lanzarin – ci ha dato una mano semplificando donazioni e recupero delle eccedenze alimentari. Ma il Veneto investe già da anni nel circuito virtuoso della ‘seconda vita’ del cibo, con gli ‘empori della solidarietà’, iniziative sperimentali nate sul modello del Banco Alimentare di Verona. Venerdì la Giunta regionale assegnerà 400 mila euro al sostegno diretto dei 13 empori della solidarietà già attivi nel territorio regionale. Non si tratta solo di punti di raccolta di eccedenze e di sprechi, ma di centri organizzati di solidarietà, che vedono volontari, organizzazioni del terzo settore,  imprese della grande e media distribuzione, produttori e istituzioni alleati nel fornire ai più poveri generi alimentari, farmaci, servizi di ascolto e di orientamento, assistenza sanitaria e interventi educativi».

L’annuncio è avvenuto all’incontro a Treviso su “La seconda vita del cibo – Il recupero delle eccedenze alimentari in Veneto” promosso da Regione Veneto e dall’Agenzia regionale per l’ambiente a tre mesi dall’entrata in vigore della legge 166/2016, che consente il recupero e la donazione di generi alimentari.  Un incontro che ha messo attorno allo stesso tavolo i gestori degli empori solidali, i rappresentanti delle associazioni di categoria, della grande e media distribuzione, l’Osservatorio rifiuti di Arpav e alcune aziende di servizi ambientali, per fare il punto sull’esperienza veneta di recupero delle eccedenze, di riduzione dei rifiuti e di contrasto alla povertà, nella Settimana europea per la riduzione dei rifiuti e alla vigilia della Giornata della Colletta alimentare, in programma sabato prossimo 26 novembre.

Già 133mila persone assistite in Veneto

«In Veneto sono già 133 mila le persone assistite dalla rete degli empori della solidarietà – ha ricordato Manuela Lanzarin – secondo un approccio innovativo che abbina la distribuzione di generi alimentari e di prima necessità ad interventi di accompagnamento, formazione, educazione e anche inserimento lavorativo. Perché la raccolta e la distribuzione dei prodotti deve creare anche nuove opportunità di impiego per chi è rimasto senza lavoro».

I poli ‘storici’ della ‘rete’ sono – oltre al Banco Alimentare – l’emporio solidale del Basso Piave gestito dalla società San Vincenzo di San Donà di Piave, l’emporio ‘Beato Enrico’ di Treviso, sostenuto da San Vincenzo, Caritas, Curia, parrocchie e Comune, la Dispensa solidale di Montebelluna, l’emporio veronese Don Giacomelli gestito dall’associazione San Zeno e la ‘Casa del Colle’ della Caritas di Verona, l’emporio di Mirano gestito dalla cooperativa sociale Primavera. A questi si sono aggiunti i centri di Porto Tolle (associazione Solidarietà Porto Tolle), Cittadella (Associazione Amicizia e Solidarietà di Galliera Veneta con la parrocchia del Duomo), Chioggia (associazione Carità Clodiense), Feltre (Caritas), Villafranca (associazione Giracose di Nogarole Rocca), San Martino Buonalbergo (associazione Casa di Martino).

«Gli empori della solidarietà sono i primi presidi nel territorio per contrastare le povertà, vecchie e nuove. Il Rapporto delle Caritas del Nordest diffuso ieri conferma la necessità di implementare numero e servizi di questi ‘sportelli’ di assistenza per famiglie, disoccupati, separati, senza casa, cinquantenni e anziani, che stanno sperimentando l’impoverimento progressivo o condizioni di indigenza assoluta.  L’esperienza delle Caritas e della rete degli empori ci dice che tra gli assistiti prevalgono i veneti sugli stranieri e che dalla povertà non si esce solo con aiuti assistenziali, ma con progetti di vita e di inclusione». I prossimi obiettivi del progetto regionale – ha prospettato l’assessore – sono l’aggiornamento della normativa regionale (lr 11/2011), il coinvolgimento nella rete del recupero anche delle multiutilities ambientali e l’estensione del numero dei donatori e dei collaboratori, per promuovere la raccolta di generi alimentari ritirati dagli scaffali anche tra i piccoli e medi distributori e coinvolgere in modo più capillare le imprese di produzione agricola.

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