Export, Padova è da record: si torna a vendere in Russia

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Mentre il Veneto arranca, la provincia di Padova mantiene alte le performance delle esportazioni. Nei primi sei mesi del 2016 le imprese padovane hanno messo a segno una crescita del 5,6% che distanzia il Veneto (+0,3%) e l’Italia (0,0%) e che in valore assoluto si traduce per le aziende in 244 milioni di euro di commesse in più. Sono oltre 4,5 miliardi le commesse nel semestre, che proiettano per la prima volta l’export padovano oltre i 9 miliardi di euro nel 2016.

Il motivo del balzo? È da ricercare nelle vendite negli Stati Uniti e in Cina e nell’inaspettato recupero della Russia. Gli Usa, terzo paese di importazione dei beni made in Padova (dopo Germania e Francia), vede uno scatto del 12,4% nei primi sei mesi 2016 (Veneto +0,3%, Italia -0,4), che in valore assoluto vuol dire 328,7 milioni di euro di commesse e che segue al +30,8% nel 2015 (Veneto +16,6%, Italia +20,9%). A guidare questa corsa è la metalmeccanica, cresciuta da 123 a 358,3 milioni di euro (+190%). Bene, anche se i volumi sono più contenuti, anche il sistema moda (+271%) e l’agroalimentare (+252,6%).

Export, il ritorno di Mosca

Verso la Cina, poi, l’aumento percentuale delle esportazioni è ancora più alto, anche se i volumi sono inferiori: 94 milioni di euro, ma il balzo è del 25,7%, dopo che il 2015 si era chiuso con il segno negativo (-6,2%), mentre il Veneto si ferma al 7,1% e l’Italia fa -2,5%. Ma la novità principale è il ritrovato segno più della Russia, con una crescita del 13,8% a dispetto di sanzioni e crisi, dopo il crollo nel 2015 (-40,4%).

«I dati sulle esportazioni manifatturiere confermano un’industria resiliente e reattiva sui mercati grazie a investimenti e innovazione, qualità e personalizzazione del prodotto – sottolinea Massimo Finco, presidente di Confindustria Padova -. Una vitalità da sostenere e consolidare con adeguati strumenti, anche finanziari, aiutando le Pmi a radicarsi nei mercati, organizzandosi in reti o filiere. La performance in un mercato complesso come gli Usa, la ripresa degli scambi con la Cina, la riscossa in Russia, sono il segnale più eloquente che c’è un pezzo di Italia che funziona e fa da traino alla ripresa. La legge di bilancio e il piano Industria 4.0 disegnano un quadro positivo di politica industriale, ora è compito di noi imprenditori investire più che mai in innovazione come leva per recuperare la competitività persa. Bene anche la conferma del piano Made in Itay, con l’auspicio che l’impegno per il 2017 (100 milioni) venga potenziato, insieme a una politica più incisiva su regolamenti, standard tecnici e certificazioni obbligatorie che sono vere barriere non tariffarie al commercio estero, insormontabili per le Pmi».

Foto: La city degli affari di Mosca, via Wikipedia

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