Veneto Banca, per Messina sarà di Atlante. Cda si taglia la paga

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Il cda di Veneto Banca si riduce il compenso del 25% e rinuncia ai gettoni di presenza: i soldi risparmiati andranno a un fondo di solidarietà per i soci danneggiati dal crollo del valore azionario, di fatto azzerato. Ma secondo l’ad di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, che guida il consorzio di garanzia dell’aumento di capitale attraverso Banca Imi, non basterà a convincere gli investitori a far andare in porto la ricapitalizzazione da 1 miliardo di euro: «I soci di Veneto Banca non raggiungeranno il 51% e quindi Atlante interverrà in questa operazione e acquisirà il controllo della banca» ha detto ieri Messina. Il Fondo Atlante ha sottoscritto la sub-garanzia impegnandosi a comprare le azioni inoptate fino ad arrivare a 1 miliardo di euro, a un costo di 10 centesimi l’una.

Fondo di solidarietà coi risparmi del cda

L’impegno ad autoridursi la “paga” di un quarto è stato preso il 7 giugno 2016 dal consiglio di amministrazione di Veneto Banca riunitosi sotto la presidenza di Stefano Ambrosini, nel giorno in cui la Consob ha approvato il prospetto informativo relativo all’aumento di capitale da 1 miliardo di euro, la cui offerta si apre oggi 8 giugno con l’opzione riservata ai soci e il collocamento istituzionale.

La misura si affianca alla rinuncia ai gettoni di presenza da parte del cda e del comitato esecutivo. Il consiglio di amministrazione ha deliberato di dare mandato alla struttura di «studiare la costituzione di un “Fondo di Solidarietà” alle persone colpite dalla crisi di Veneto Banca a cui destinare i proventi di tale rinunce».

Laura Dalla Vecchia esce dal comitato remunerazioni

Nuova modifica dell’assetto degli organi del cda. La consigliera Laura Dalla Vecchia, presidente di Polidoro Spa di Schio, ha dichiarato il non sussistere dei requisiti di indipendenza (stabiliti dall’articolo 147-ter comma 4 del Testo Unico di Finanza), ed è stata rimossa dal comitato per la remunerazione – che adesso è composto dagli amministratori Maria Cristina Bertellini (presidente), Pierluigi Bolla e Aldo Locatelli, tutti non esecutivi ed in maggioranza indipendenti – e inserita nel comitato strategico – che adesso risulta composto dagli amministratori Michele Padovani (Presidente), Dino Crivellari e Laura Dalla Vecchia. È il secondo rimpasto del cda guidato da Stefano Ambrosini dopo le modifiche apportate il 17 maggio.

Prospetto informativo: 20 avvertenze agli investitori

Il prospetto informativo di 1114 pagine approvato ieri dalla Consob, elenca 20 avvertenze agli investitori interessati a partecipare all’aumento di capitale di Veneto Banca. Il prospetto si può leggere integralmente qui. Fra i punti critici, c’è il rischio liquidità: «Al 31 dicembre 2015 l’indicatore di liquidità della banca si collocava al di sotto del minimo regolamentare», poi l’indicatore a fine marzo e fine aprile risultava in linea con il minimo regolamentare «anche per effetto di iniziative di funding il cui maggior costo è stato influenzato dalla situazione di non ordinarietà che ha condotto alla conclusione delle operazioni stesse», a fine maggio si sono segnalati «nuovi significativi deflussi di liquidità che hanno portato l’indicatore di liquidità ad un livello inferiore rispetto ai minimi regolamentari». Liquidità che tornerà al di sopra del limite solo con l’aumento di capitale.

La Consob dettaglia poi i procedimenti sanzionatori avviati nei confronti di Veneto Banca a seguito delle ispezioni del 2015 e 2016. Cinque punti contestati: «violazione del dovere di comportarsi con diligenza, correttezza e trasparenza nella prestazione dei servizi di investimento», «violazione degli obblighi informativi in materia di informazioni privilegiate e operazioni con parti correlate», «violazione delle previsioni relative al contenuto e alla modalità di redazione dei prospetti informativi relativi a strumenti di capitale», «violazione delle previsioni relative al contenuto e alla modalità di redazione dei prospetti informativi relativi a strumenti non di capitale» e «attività di raccolta di intenzioni di sottoscrizione in violazione delle applicabili disposizioni».

C’è poi il rischio contenziosi con gli azionisti, con la possibilità concreta di dover effettuare accantonamenti per coprire i risarcimenti del danno relativi all’aumento di capitale del 2014, all’emissione del prestito obbligazionario convertibile collocato nel febbraio 2013, agli acquisti di azioni «senza aver avuto conoscenza degli elementi di criticità emersi nell’esercizio 2015, o, comunque, per aver sottoscritto o acquistato azioni della Banca ad un prezzo ritenuto eccessivo o non correttamente determinato, ovvero fondati su altre ragioni che possano condurre ad una pretesa di risarcimento del danno».

Poi c’è l’avvertenza riguardo agli scenari del piano industriale approvato nell’ottobre 2015, le cui previsioni sono troppo ottimistiche secondo la Consob. «La Società ha preso visione di 8 ricerche predisposte dagli analisti del Consorzio di Garanzia di cui la quasi totalità ha evidenziato utili stimati al 2018 e al 2020 inferiori alle stime del Piano Industriale. Tali scostamenti sono in media rispettivamente pari a -34% e -23%».

 

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