BpVi, stop dalla Borsa: cosa succede ora

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Il 4 maggio per la Banca Popolare di Vicenza non suonerà la campanella di benvenuto a Piazza Affari. Borsa Italiana ha infatti respinto la candidatura di BpVi alla quotazione nel mercato azionario perché «non sussistono i presupposti per garantire il regolare funzionamento del mercato». Questo a causa dei risultati deludenti dell’aumento di capitale: l’offerta di sottoscrizione delle azioni dell’istituto era finalizzata alla quotazione, ma è stata sottoscritta solo per il 7,66% dell’importo da raggiungere (1,5 miliardi in tutto).

Che cosa succede ora? Lo scenario era stato previsto nella giornata di venerdì 29 aprile dalla stessa BpVi nel comunicato di resoconto sui risultati dell’aumento di capitale. Nel caso di rifiuto da parte della Borsa, «il Fondo Atlante sottoscriverà n. 15.000.000.000 di azioni al prezzo di offerta di euro 0,10 per azione, per un controvalore complessivo di Euro 1.500.000.000 (pari al 100% del controvalore dell’offerta globale). In tal caso il Fondo Atlante deterrebbe una partecipazione nel capitale della Banca pari al 99,33%».

BpVi: Fondo Atlante avrà il 99%

È proprio quanto si verificherà: visto che l’aumento di capitale era vincolato alla quotazione, le offerte di acquisto di azioni arrivate in queste settimane – quel 7,66% – di fatto vengono annullate. Dunque l’intero importo dell’aumento della ricapitalizzazione – non rinviabile perché imposta di fatto dalla Bce per raggiungere i parametri minimi di solidità patrimoniale – dovrebbe essere coperto dal Fondo Atlante, che diverrà il “padrone” quasi assoluto della Banca Popolare di Vicenza.

Il Fondo Atlante è guidato dalla Quaestio Capital Management Sgr di Alessandro Penati, e ha raccolto 4,25 miliardi di euro raccolti tra 67 investitori, fra cui le principali banche e fondazioni bancarie italine. C’è poi un investimento importante da parte di Cassa Depositi e Prestiti, società la cui maggioranza è detenuta dal Ministero dell’economia a delle finanze. L’obiettivo del fondo è “salvare” le banche italiane in difficoltà partecipando come garanti agli aumenti di capitale – è il caso della BpVi – e comprando non performing loans, ovvero i crediti deteriorati che appesantiscono i bilanci del sistema bancario.

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