Zaia chiede soldi a Roma: «Noi come Bolzano». Ma lo siamo davvero?

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Il dado è tratto. Una citazione forse un po’ abusata, lo sappiamo, ma perfetta per la situazione: pompa magna ieri, a Palazzo Balbi, per l’avvio “ufficiale” della richiesta di autonomia finanziaria per il Veneto. Luca Zaia, il governatore, ha chiarito: «La mia giunta ha fatto una scelta eroica e il modello a cui ci ispiriamo è quello di Trento e Bolzano: vogliamo tenerci i nove decimi delle nostre tasse, Irpef, Ires e Iva». Un bonus di quasi 20 miliardi l’anno, mica spiccioli. Il Veneto va così all’attacco di Roma, lo fa intanto con una lettera a Renzi, in cui si avanzano le richieste, mentre Zaia promette comunque una consultazione popolare per la ratifica della voglia d’autonomia del Veneto. Visto cifre e proposta, sarà un plebiscito, c’è da scommetterci: nel 1866 una consultazione popolare (un po’ falsata?) sancì l’annessione del Veneto all’Italia, nel 2016, molto più prosaicamente, un voto potrebbe sancire la volontà di «riprenderci i nostri soldi».

Il modello, come detto, lo si vede guardando a Nord. Trento, Bolzano, le due mitiche province autonome tanto foraggiate dallo Stato. Ed è in buona parte vero, va detto. La vera partita forse, però, è un’altra: non bastano i soldi, bisogna saperli usare. Ricordiamo i primi vent’anni di Moratti all’Inter? Migliaia di miliardi spesi, risultati zero. Poi… ma questa è un’altra storia. Tornando al Veneto e al modello Bolzano, i dubbi ci sono. Perché non è che l’erba del vicino debba essere per forza più verde, anzi, ma in Alto Adige sostanzialmente i soldi li sanno usare, e il sistema funziona. Sarebbe successo, a Bolzano o a Trento, un flop come quello del salone nautico di Venezia? E giusto per parlare di Fiere, sarebbe accettata in Trentino o in Alto Adige un’assoluta mancanza di strategia sui poli fieristici? Oppure, tanto per dirne qualcuna, come verrebbe accolta una bocciatura del bilancio regionale da parte della Corte dei Conti? I magistrati parlavano di partite di giro irregolari, società partecipate veri e propri carrozzoni a perdere, indebitamento occulto, e così via.

Benissimo dunque avere una maggiore disponibilità finanziaria: chi può dirsi contrario? Che lo Stato abbia chiuso progressivamente i rubinetti è un dato di fatto e il cittadino se ne accorge guardando le proprie tasche e i servizi pubblici a sua disposizione. Si capisce anche come avere regioni autonome a Nord e ad Est ingolosisca la politica: è un fatto naturale. Ma è necessario, contestualmente, interrogarci: modello Bolzano e Trento, ok, ma noi sapremmo essere come loro? Una sfida non semplice da vincere. Per il referendum consigliamo un libro di testo, da leggere prima del voto. Anzi due, entrambi di Renzo Mazzaro: “Veneto anno zero” e “I padroni del Veneto”. Si parla di Mose, soldi (nostri) sperperati in regalie e mazzette da milioni di euro, consorterie politiche inossidabili e trasversali. A qualcuno il dubbio potrebbe venire: ma ce li meritiamo veramente questi soldi?

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