Rapporto Nord Est 2016: ripresa, ma anche crisi di governance

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmail

Il nuovo Rapporto Nord Est 2016 presentato oggi a Padova dalla Fondazione Nord Est mostra il doppio volto dell’economia di Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Il 2015 è «l’anno della svolta» con il ritorno alla crescita del Pil (+0,8% per il Nordest, mentre per il 2016 si stima una crescita a +1,3%) ma anche quello della «crisi di governance» con la crisi profonda delle due banche popolari, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Nel complesso il triveneto deve fare un “bagno di umiltà”, è la diagnosi della Fondazione, anche perché ha perso terreno rispetto alle regioni che “tirano” a livello europeo.

Le parole sono di Stefano Micelli, docente a Ca’ Foscari e direttore scientifico della Fondazione Nord Est: «I grandi cambiamenti in atto hanno confermato alcune delle potenzialità di questo territorio, legate principalmente a un modello manifatturiero particolarmente innovativo e originale – scrive nell’introduzione al rapporto 2016 – ma insieme hanno messo in evidenza i limiti di un sistema economico che stenta a generare istituzioni e assetti territoriali all’altezza delle sfide poste dall’economia globale. I gravi problemi della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca e di altre banche locali di minori dimensioni sono i segni più evidenti di una difficoltà che riguarda la capacità del Nord Est di sviluppare e consolidare forme di governo del territorio e una classe dirigente di qualità».

Impostazione ribadita da Francesco Peghin, presidente della Fondazione Nord Est, che fa appello all’umiltà: «Gli accadimenti nel campo dell’economia, della politica e della finanza richiedono già da tempo un necessario bagno di umiltà e un cambio di prospettiva. Non più politiche isolazioniste e la convinzione di poter fare da soli “nonostante” e “contro”, ma un Nordest che, sfruttando le incredibili eccellenze e gli esempi che anche in questi anni difficili stanno emergendo nei campi dell’impresa, della scienza e del sociale, sappia ripensarsi».

Crisi: da BpVi a Veneto Nanotech

Quella delle due popolari, secondo Micelli, è in realtà una spia di una difficoltà più estesa: «La crisi del sistema bancario veneto non giunge isolata: arriva dopo anni di incompiute e fallimenti che hanno riguardato, più in generale, il mondo delle istituzioni, della ricerca (la vicenda di Veneto Nanotech è il caso più emblematico), la gestione delle grandi opere (si veda a proposito la vicenda del Mose), l’organizzazione di infrastrutture chiave come l’Alta velocità».

E ancora: «A differenza di altre occasioni perdute, la perdita di valore delle banche popolari territoriali comporta implicazioni dolorose legate al risparmio delle famiglie e alla messa in discussione di legami di fiducia che hanno da sempre caratterizzato il Nord Est nel suo complesso. Ciò rende ancora più urgente una riflessione sulla governance di questo territorio».

Ripresa: sì, ma “con le pinze”

I dati del Pil che torna positivo non bastano a far iscrivere Micelli nella schiera degli entusiasti. «L’ottimismo suscitato dalle statistiche del 2015 va considerato con la dovuta cautela» è il suo monito. «È ancora fuori luogo parlare di ripresa vista la distanza dei valori dai livelli pre-crisi – annota Micelli –, conforta tuttavia che le previsioni più accreditate confermino per il 2016 la dinamica di crescita innescata nel 2015 (Prometeia stima una crescita dell’1,3% per l’anno in corso) grazie a una ritrovata fiducia dei consumatori, ai massimi dal 2007 a oggi, e delle imprese. Dopo anni caratterizzati da una percezione negativa del contesto economico, i consumatori dimostrano una fiducia crescente consolidando un trend che ha la sua origine dalla metà del 2013. Per quanto riguarda le imprese, le attese sulla produzione e sull’accesso al credito non hanno conosciuto la stessa crescita registrata nel comparto del consumo ma si attestano comunque su livelli positivi».

È l’export ancora una volta la punta di diamante dell’economia nordestina. «I dati a disposizione parlano di una crescita del 5,8% rispetto all’anno precedente, un risultato superiore a quello nazionale (+4,2%) – afferma Stefano Micelli – Questo dato positivo è legato alla crescita dell’esportazione di apparecchi e macchinari, mezzi di trasporto (comparto chiave per la crescita dell’export a livello nazionale) con un exploit determinato dal comparto delle bevande e degli alimentari. A trent’anni dallo scandalo del metanolo, l’agroalimentare del Nord Est si fa strada nel mondo grazie al vino e a prodotti di qualità che trovano spazio nei mercati internazionali: nel 2007 il peso del comparto era il 5,8% del totale delle esportazioni, nel 2015 questo peso relativo è cresciuto all’8,9%.

Ma in Europa siamo “poveri”

È un arretramento ben visibile quello dei redditi del pur ricco Nordest rispetto alle regioni forti d’Europa. «Rispetto alle regioni europee con cui il Nord Est si è confrontato nel corso degli ultimi quindici anni (Baviera e Baden-Württemberg in Germania, Este in Spagna e Centre Est in Francia), i segni di arretramento sono visibili» scrive Micelli. «Nel 2000 il Pil pro-capite del Nord Est (Emilia Romagna compresa) era del 41% superiore alla media europea, in linea con i valori delle due aree di riferimento del mondo tedesco (+36%). Nel 2014 il Pil pro-capite del Nord Est è superiore del 13% rispetto alla media europea, mentre Baden-Württemberg e Bayern sono rispettivamente al 44% e 45%. Anche il Pil pro-capite dell’Este spagnolo, che include la Catalogna, e del Centre Est è calato ma con riduzioni percentuali inferiori a quanto sperimentato nel Nord Est».

Rapporto Nord Est 2016 è stato realizzato dalla Fondazione Nord Est con il sostegno di Veneto Banca, e il contributo scientifico di PWC. Alla presentazione, al Musme (Museo di storia della medicina e della salute di Padova) sono intervenuti il presidente Francesco Peghin e il direttore scientifico Stefano Micelli, per poi lasciare spazio a una tavola rotonda moderata da Dario Di Vico, con Nicola Anzivino (partner PwC), Gianpietro Benedetti (presidente Danieli spa), Gianni Mion (vice presidente executive Edizione Srl), Fabrizio Dughiero (prorettore delegato dell’Università di Padova). A conclusione si è svolto l’intervento di Robert Schwartz, Harvard Graduate School of Education.

Ti potrebbe interessare