Artigiani, a Vicenza più assunzioni (ma non giovani)

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L’occupazione nell’artigianato vicentino è in crescita, e premia gli over 50, uomini e di nazionalità italiana. Una ricerca condotta da Confartigianato Vicenza mette sotto la lente il secondo semestre del 2015, e rivela che l’occupazione dipendente nel settore, rispetto al secondo semestre 2014, è cresciuta leggermente: +0,1% nelle 2.178 aziende campione.

Un artigiano su quattro ha assunto

Soprattutto i nuovi contratti a tempo indeterminato hanno visto una netta crescita, merito degli incentivi – la decontribuzione totale per tre anni – validi per il 2015 varati dal governo in abbinata alla riforma del Jobs Act. Il numero di assunzioni è aumentato del 17,4% rispetto al secondo semestre 2014, a fronte di un aumento di cessazioni dei rapporti di lavoro pari al 14,9%. E sono di più le imprese che hanno assunto: sono state il 26,6% del totale-campione, quasi 5 punti percentuali in più rispetto all’anno precedente.

Inoltre, sulla base dei dati delle aziende che si affidano a Confartigianato per l’elaborazione delle paghe e la gestione del personale, rispetto al 2014 nel 2015 sono quasi triplicate le trasformazioni dei contratti da tempo determinato a indeterminato, e sono aumentate dell’85% le assunzioni ex novo a tempo indeterminato. Gli accordi di cassa integrazione sono invece diminuiti del 30% rispetto all’anno precedente.

Giovani artigiani: -4,3%

I dipendenti con più di 50 anni sono cresciuti dell’8,6% nel campione, mentre i trentenni (da 30 a 50 anni) risultano in calo dello 0,7%, e i giovani sotto i 29 anni diminuiscono fra i dipendenti del 4,3%. Secondo l’associazione l’aumento di occupati “over 50” è dovuto da un lato al progressivo invecchiamento del personale, e dall’altro ai cambiamenti della normativa pensionistica, che riducono le uscite dal mondo del lavoro, fatto che spiegherebbe il significativo calo di occupanti tra gli under 30.

Adottando una prospettiva di genere, l’occupazione maschile è cresciuta dello 0,4% mentre quella femminile è diminuita dello 0,4%. «Incrociando tale dato con quelli dei settori di attività si nota come i numeri evidenzino la difficoltà di reperire particolari professionalità tradizionalmente femminili come sarte, decoratrici e ceramiste» commenta Sandro Venzo, componente di giunta di Confartigianato con delega al lavoro e alla formazione.

 

Quanto alla nazionalità, la crescita degli occupati nell’artigianato vicentino ha interessato solo la componente italiana, che nella seconda metà del 2015 è aumentata dello 0,6%; la manodopera straniera, invece, ha palesato una consistente contrazione, pari a -2,6%. Per Venzo, è un «effetto di quella crisi che ha colpito in particolare i settori in cui gli stranieri sono maggiormente presenti, come l’edilizia. Un comparto che soffre ancora, pur mostrando alcuni segnali positivi che provengono, come evidenziato da un recente rapporto Istat, dalla maggiore specializzazione sugli interventi rivolti al patrimonio esistente, cui si aggiungono gli incentivi per ristrutturazioni e risparmio energetico».

Bonomo: merito del Jobs Act

Per il presidente di Confartigianato Vicenza, Agostino Bonomo, «a spiegare tale inversione di rotta concorrono diversi fattori. In primis una ripresa, seppur non particolarmente sostenuta, dell’economia, specie in alcuni settori, come la metalmeccanica, asse portante dell’economia artigiana nel nostro territorio; anche il Jobs Act ha avuto degli effetti positivi, con l’introduzione di alcune semplificazioni sulla disciplina dei contratti di lavoro ma soprattutto con l’avvento del contratto a tutele crescenti che consente alle imprese, specie quelle con più di 15 dipendenti , di poter contare su una regola certa in caso di licenziamento, definendo a priori il costo ed evitando in tal modo le incertezze derivanti dalla precedente disciplina dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori».

C’è poi la decontribuzione: «Una spinta importante verso le assunzioni a tempo indeterminato è venuta indubbiamente dall’esonero contributivo introdotto dalla legge di Stabilità 2015 – dice Bonomo – La norma, infatti, per ogni assunzione a tempo indeterminato avvenuta nel corso dello stesso anno, garantisce all’impresa un risparmio contributivo di 8mila euro l’anno per tre anni, ora purtroppo ridotto a 3.200 euro all’anno e per soli due anni nel caso delle assunzioni nel 2016».

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