Mattone, non è ancora ripresa: solo +0,2%

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Il mattone in Veneto non è uscito dalla crisi: nel secondo trimestre 2015 il settore segna un debolissimo aumento del fatturato, pari al +0,2%, in linea con il dato del primo trimestre dell’anno. L’analisi congiunturale sul settore costruzioni, basata su un campione di 600 imprese e promossa da Edilcassa e Unioncamere del Veneto, rivela un lieve miglioramento che però non basta a far parlare di una vera ripresa del mattone. Soprattutto il fioco aumento degli ordini non crea nemmeno un nuovo posto di lavoro.

A Treviso il mattone perde terreno

Le performance del settore cambiano a seconda della dimensione delle imprese. Quelle di media dimensione presentano un dato negativo (-0,4%), mentre quelle più grandi sono in crescita (+0,3%). Confrontando l’andamento su base provinciale spicca la contrazione del mercato a Treviso: crescono le province di Verona (+0,5%), Vicenza (+0,5%), Belluno (+0,7%), Venezia (+0,4%) e Padova (+0,5), è stabile Rovigo (+0,1) mentre Treviso segna un -1%.

Ordini in aumento del +0,4%

Rispetto allo scorso trimestre (-0,3%), gli ordini hanno registrato un aumento del +0,4% con una crescita più significativa per il comparto non artigiano (+0,7%) rispetto a quella del settore artigiano (+0,1%). Le grandi imprese hanno segnato un aumento del +0,6%, seguite dalle piccole imprese (+0,3%), mentre quelle di media dimensione hanno registrato una dinamica stazionaria. A livello territoriale, tranne Venezia e Treviso (entrambe -0,1%), tutte le province presentano variazioni superiori alla media, in particolare Verona (+0,8%) e Rovigo (+0,7%), seguite da Vicenza (+0,6%) e Padova (+0,5%).

Prezzi: incremento del +1,7%

Come nel trimestre precedente (+1,5%), il livello dei prezzi ha registrato un incremento (+1,7%). La crescita dei prezzi è percepita in modo uniforme nelle imprese non artigiane (+1,8%) e in quelle artigiane (+1,7%). Spicca la variazione delle grandi imprese (+1,8%), seguita dalle medie (+1,7%) e piccole (+1,6%). A livello territoriale i prezzi hanno evidenziato un incremento generalizzato, ma a soffrire di più sono le province di Rovigo (+2,8%), Belluno (+2,2%) e Venezia (+1,8%).

Occupazione: nessuna buona notizia

Il dato dei posti di lavoro è stazionario. Le imprese non artigiane assumono un po’ (+1,6%) ma quelle artigiane licenziano (-1,2%). Andamento positivo per le imprese più strutturate (+4,6%), e negativo per le piccole (-2,8%) e medie (-2,1%). Bene Rovigo (+2,1%), Treviso (+1,9) e Venezia (+0,5%), Vicenza stabile, mentre cala l’occupazione a Padova -1,9%, Belluno -1,3% e Verona -1,1%.

L’ottimismo è merce rara fra gli edili

L’indice delle aspettative delle imprese è positivo ma in diminuzione rispetto allo scorso trimestre. Il saldo sul fatturato è pari a +4,9 punti percentuali (+6,1 p.p. precedente), mentre per gli ordinativi è di +2,2 p.p. (+4,1 p.p. lo scorso trimestre). Rovigo e Vicenza sono le province che presentano un saldo più elevato, rispettivamente +18,2 p.p. e +16 p.p. Stazionarie le previsioni sull’occupazione contro il +1,8 p.p. dello scorso trimestre. I prezzi di mercato sono previsti in leggera diminuzione (+28,8 p.p, era +34,4 p.p. lo scorso trimestre).

Zilio e Piva chiedono meno tasse

Il presidente di Unioncamere del Veneto, Fernando Zilio, chiede che il governo mantenga la promessa di tagliare l’Imu: «Se le promesse del Governo circa un drastico ridimensionamento della tassazione sulla casa dovessero trovare, come auspichiamo, conferma, forse a partire dal primo trimestre del 2016 potremo abbandonare quella che adesso è una doverosa prudenza».

E Virginio Piva, presidente di Edilcassa Veneto, non si fa illusioni su una ripresa trainata da condizioni eccezionalmente positive del contesto economico, con export alto e bassi prezzi del petrolio: «La crisi, nostro malgrado, non è ancora finita e le nostre imprese sono ancora in difficoltà – dice Piva – Il segno positivo è molto debole e senza un aiuto concreto dal sistema finanziario e politico il settore non riuscirà ad agganciare la ripresa complessiva, oggi trainata più che altro dai bassi prezzi del petrolio e dalle esportazioni».

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