Veneto Nanotech, la Regione chiede aiuto a IIT

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Una nuova tappa nella lunga crisi di Veneto Nanotech: mercoledì 17 giugno è convocata l’assemblea straordinaria dei soci a cui sarà presentato il bilancio 2014 e che dovranno decidere il da farsi, dopo il fallimento dell’aumento di capitale da 2,8 milioni di euro, i cui termini sono scaduti il 31 maggio, e che è andato deserto.

All’ordine del giorno dell’assemblea del 17 giugno c’è dunque la messa in liquidazione della società che si occupa di ricerca e trasferimento tecnologico nel campo delle nanotecnologie. Venento Nanotech è partecipata al 76,66% dalla Regione Veneto, ha altri soci pubblici minori fra cui il principale è la Camera di Commercio di Venezia (al 9,11%).

Il peso dei soci pubblici è dell’86,37%. I privati sono al 13,63%, con le quote maggiori detenute da Fondazione Cariparo (6,04%) e Veneto Banca (5,96%). Una piccola quota (0,6%) è detenuta da Confindustria del Veneto.

Tabella: la composizione sociale di Veneto Nanotech (a Novembre 2014)

Tabella: la composizione sociale di Veneto Nanotech (a Novembre 2014)

La Regione guarda all’Istituto Italiano di Tecnologia

Il 3 giugno si è tenuto a Roma, alla sede del Ministero per lo Sviluppo economico (Mise), il primo incontro del tavolo di crisi di Veneto Nanotech. Hanno partecipato Manuela Gatta per il Mise, il dottor Losego per la Regione Veneto, l’amministratore unico di Veneto Nanotech Gabriele Vencato e il direttore generale Nicola Trevisan, Fabio Gallio del collegio sindacale, i sindacalisti della Filcams Cgil e le rappresentanze aziendali dei lavoratori.

Per i rappresentanti dell’azienda, si legge nel verbale dell’incontro, l’ingresso di nuovi soci è «una via difficilmente percorribile», per ciò hanno chiesto al Ministero «di verificare l’interesse dell’IIT (Istituto italiano di tecnologia) partecipato da MEF e Miur per la verifica di possibili positivi sviluppi».

Diversa la strategia del sindacato, che ha «rilevato la problematicità dell’ipotesi» di coinvolgimento dell’IIT, «stante la grave crisi in cui versa l’azienda». Una strada che comunque, secondo il sindacato, «presuppone in primo luogo l’importante coinvolgimento della Regione Veneto e la regia del Mise nella vicenda».

Cgil: reintegrare lavoratori con contratto scaduto

Per 14 dei 50 lavoratori il contratto di lavoro è scaduto il 31 maggio: oggi i laboratori sono semi vuoti ed è difficile in queste condizioni proseguire l’attività. I rappresentanti sindacali hanno quindi chiesto «sia la verifica di un piano industriale per conoscere le prospettive aziendali ed il futuro dei lavoratori, sia di verificare la possibilità, anche prima della nomina di un eventuale liquidatore da parte dell’assemblea dei soci, di reintegrare i lavoratori con contratto scaduto per evitare il depauperamento del patrimonio aziendale, anche a discapito della tutela dei creditori».

Il rappresentante della Regione Veneto dovrà attivarsi per prendere contatti con i nuovi referenti politici nella giunta regionale uscita dalle elezioni del 31 maggio. Il Mise da parte sua «attiverà quanto prima contatti nei confronti del MEF insieme alla Regione, per la verifica delle indicazioni pervenute».

Il tavolo rimane aperto, e sarà riconvocato presumibilmente dopo l’assemblea dei soci del 17 giugno.

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