«Veneto Nanotech muore», sale la protesta

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La protesta di Veneto Nanotech continua a farsi sentire e sale di livello. Oggi nelle sedi di Padova, Rovigo e Marghera sono comparsi degli striscioni per attirare l’attenzione dei soci e cercare di ottenere delle risposte: «Veneto Nanotech muore», «Il Veneto uccide la ricerca?», questi i messaggi lanciati dai ricercatori, circa 50, che a fine mese rischiano il licenziamento se entro il 31 maggio non arriveranno risposte all’aumento di capitale lanciato dal centro di ricerca partecipato da Regione Veneto (socio di maggioranza con il 76% delle quote), Fondazione Cariparo, Camera di commercio di Venezia, Confindustria e Confartigianato veneti.

I ricercatori: «Dalla politica un silenzio allarmante»

Domenica scorsa i dipendenti hanno scritto una lettera aperta «a cui non è seguita nessuna replica». Ieri il segretario regionale della Filcams Cgil Emilio Viafora ha denunciato il rischio che, con la chiusura del centro ricerche, si debbano restituire fondi europei per i progetti in corso e non ancora completati. Al danno si aggiungerebbe la beffa.

«Nessuno ha dato riscontro alle decine di appelli lanciati nelle ultime ore sia dai dipendenti che dai sindacati» denunciano i dipendenti. «Ringraziamo invece quanti, soprattutto aziende, hanno manifestato la propria solidarietà – fanno sapere dall’azienda – per quanto sta succedendo», rivelando anche seria preoccupazione per le decine di commesse e progetti che rimarrebbero incompiuti se la situazione non dovesse trovare una rapida soluzione.

«Questo silenzio è inquietante ed allarmante – concludono i dipendenti – perché denota una completa mancanza di strategia e pianificazione da parte di chi dovrebbe guidare e gestire le sorti di uno dei centri più all’avanguardia nella ricerca nell’ambito delle nanotecnologie in Italia ma che invece sta solo uccidendo la ricerca e l’innovazione».

Giulio Todescan

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