Zaia: no alla libera circolazione dei lavoratori croati

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Il presidente della giunta regionale del Veneto Luca Zaia ha inviato al presidente del Consiglio, Enrico Letta, al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Enrico Giovannini, una lettera nella quale, richiamandosi all’atto di adesione, chiede che venga rimandata a una fase successiva all’ingresso della Croazia nella Ue la libera circolazione in Italia dei lavoratori croati.

Zaia: «Croati fratelli di sangue, ma minaccia per mercato del lavoro»

«Sono da sempre favorevole all’ingresso della Croazia nella Ue e mi sono battuto perché ciò accadesse. E l’ho sostenuto con forza anche quando ho assunto la presidenza dell’Euregio, auspicando che la macroregione con la Carinzia si allarghi presto proprio alla Croazia e alla Slovenia. Considero i croati fratelli di sangue. L’Istria croata parla veneto – spiega Zaia motivando le regioni dell’intervento nei confronti del Governo – Ciò non deve tuttavia distoglierci da alcune problematiche che l’ingresso della Croazia apre e che potrebbero avere risvolti drammatici in un momento di crisi economica come quello che attanaglia i nostri territori».

«Una nuova distorsione sulla nostra economia»

«A un’ora e mezza di strada e a poche decine di miglia marittime esiste una massa di lavoratori per i quali diventeremmo d’improvviso il principale mercato del lavoro – prosegue Zaia – Alla vigilia dell’avvio di incontri specifici sul tema con il Governo nazionale, voglio dirlo con grande chiarezza: con gli indicatori macroeconomici che ci ritroviamo a gestire (170 mila disoccupati con indici in costante crescita, domanda interna in calo, produzione industriale ai livelli di dieci anni fa, pressione fiscale alle stelle, costo del lavoro più alto d’Europa) non possiamo permetterci di introdurre un altro elemento di distorsione sul mercato del lavoro e sull’economia veneta in generale. Qui si rischia che l’intero veneto finisca fuori mercato. Quella che ho già definito una vera apocalisse».

«Bisogna che assolutamente – conclude Zaia – come peraltro stanno chiedendo altri paesi, e come fu fatto dalla Germania con la Romania, che il Governo ricorra alle norme contenute nell’atto di adesione per rimandare ad altro momento la libera circolazione dei lavoratori croati nel nostro paese».

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