Veneto, export unica ancora di salvezza

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Dopo un 2011 che ha registrato un +10,3% del fatturato estero raggiungendo un valore di oltre 50 miliardi di euro – oltre i livelli ante-crisi –,nel primo semestre 2012 il Veneto ha evidenziato una debole crescita del +1,9% vendendo prodotti per quasi 27 miliardi, pari al 13,1% dell’export italiano. Pur restando l’unica componente del Pil a tenere nella difficile congiuntura economica, specie a fronte del crollo della domanda interna, il fatturato estero non rappresenta un fattore determinante del ciclo economico regionale: il contributo positivo del saldo commerciale, con un surplus di 6,6 miliardi di euro, dipende infatti dalla caduta delle importazioni, che hanno registrato un -10,6% rispetto ai primi sei mesi del 2011 toccando i 19 miliardi. Per quanto riguarda le previsioni per l’intero 2012, le esportazioni rimarranno pressoché stabili su un valore stimato pari a 50,4 miliardi di euro, mentre le importazioni, condizionate dall’indebolimento dei consumi, diminuiranno marcatamente e scenderanno a 38 miliardi di euro. Tali aspettative sono confermate dai dati diffusi oggi dall’Istat: nei primi nove mesi del 2012 il fatturato estero del Veneto ha segnato un debole incremento tendenziale del +1,5%, un aumento inferiore alla media nazionale (+3,5%), in particolare per la flessione dei flussi verso i Paesi Ue (-1,9%), mentre crescono quelli diretti verso i Paesi extra Ue (+6,5%).

All’Auditorium Santa Margherita dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, Alessandro Bianchi, presidente Unioncamere del Veneto, e Carlo Carraro, rettore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia hanno partecipato alla presentazione del Rapporto Veneto Internazionale 2012, realizzato dal Centro Studi di Unioncamere del Veneto in collaborazione con le Camere di Commercio del Veneto. Il Rapporto è stato presentato nell’ambito del convegno “Proiezione internazionale e attrazione di investimenti: quali strategie per il Veneto?”, chiuso dalla tavola rotonda “Come attrarre e fare investimenti diretti all’estero: esperienze imprenditoriali a confronto” che ha accolto le testimonianze delle aziende Iris di Fiesso d’Artico (VE), Keyline di Conegliano (TV), Rigoni di Asiago (VI), Nidek Technologies di Albignasego (PD) e Papp Logistics di Nogarole Rocca (VR).

Nel 2012 l’interscambio con l’estero dovrebbe continuare a sostenere l’economia veneta restando l’unica componente del Pil a contribuire positivamente (per oltre 2 punti percentuali). Tutte le altre voci della domanda daranno invece apporto negativo, decretando una brusca frenata dell’economia regionale (si stima una contrazione del Pil del -2,1%), appena sopra la media nazionale (-2,3%).

«Sul versante dell’attrazione degli investimenti diretti esteri la situazione regionale non appare confortante. Le fasi produttive localizzate in Italia fanno fatica a competere con quelle presenti in altre economie sviluppate. Esiste ancora un vantaggio nei confronti delle economie emergenti, in particolare nella produzione di beni strumentali e beni intermedi, anche se negli ultimi anni si è progressivamente ridotto – commenta Alessandro Bianchi, presidente Unioncamere del Veneto –. In un quadro che vede il nostro Paese perdere attrattività in ambito internazionale, il Veneto evidenzia maggiori difficoltà, rispetto alle principali regioni italiane, nell’attrarre nuovi capitali dall’estero (nel periodo 2008-2011 il Veneto ha attratto solo il 4,2% degli investimenti esteri in Italia contro il 20% del Piemonte, il 19% dell’Emilia-Romagna, il 16% della Lombardia). Nel momento in cui le esportazioni sembrano insufficienti a rilanciare il sistema economico, diventa essenziale l’attrazione degli investimenti esteri, soprattutto se destinati all’avvio di nuove attività economiche o al potenziamento di quelle precedenti, ovvero capaci di contribuire all’innalzamento del livello tecnologico delle produzioni locali».

Dal punto di vista merceologico, nei primi sei mesi del 2012 la debole crescita delle esportazioni regionali è stata influenzata dalla decrescita di alcuni importanti comparti. Tra i settori che hanno inciso sull’andamento del fatturato estero si trovano i macchinari, prima voce dell’export veneto, il cui valore a metà anno è sceso a quasi 5 miliardi di euro (-4,9% su base annua). Soffrono anche altri prodotti importanti per l’economia regionale: le altre apparecchiature elettriche, le calzature, i prodotti in gomma o plastica e i filati e tessuti. Alcuni dei principali settori ad alta specializzazione della manifattura veneta hanno invece registrato una crescita seppur lieve dell’export: la metallurgia, la carpenteria metallica, l’occhialeria e l’abbigliamento.

«Preoccupa osservare come anche l’export lasci intravedere le prime screpolature rispetto alla tendenza rimasta decisamente positiva anche nel periodo di crisi. Quello che era un baluardo forte per le nostre imprese è oggi meno saldo – sottolinea Carlo Carraro, rettore dell’Università Ca’ Foscari –. È necessario porsi immediatamente il problema di come rilanciare la spinta di internazionalizzazione sia rispetto all’attrattività sui mercati esteri dei nostri prodotti, sia rispetto a quella di attrarre investimenti stranieri. Il Veneto deve dunque saper fare un salto di qualità nelle sue capacità di apertura internazionale, trasformandosi da area di esportazione di beni a territorio aperto a flussi di conoscenze, investimenti e personale sempre più globale. L’Università in questo senso gioca un ruolo fondamentale attraverso la capacità di formare persone qualificate, di attirare talenti e di favorire la circolazione dei saperi e del capitale umano».                                                      

Nella prima metà del 2012, il principale mercato di riferimento per i beni manifatturieri veneti, sebbene in rallentamento, si conferma l’Unione europea attraendo il 58,1% delle merci, mentre si amplia la quota destinata ai mercati extra-Ue27 col 41,9%. Frena l’export verso i Paesi “motori” delle vendite venete (Germania +1,8% e Francia -1,5%) e altri mercati promettenti (Cina, Hong Kong e India), mentre si sono mantenute dinamiche verso Stati Uniti, Russia, Giappone, Canada, Australia e Arabia Saudita.

 

ALCUNI DATI 2011

Nel 2011 il Veneto è la seconda regione in Italia sia per fatturato estero sia per numero di operatori all’esportazione (+5,8% rispetto al 2010, portandosi a 29.398 unità). Sul fronte dell’interscambio commerciale dei servizi, il bilancio per il Veneto si è chiuso con 5.628 milioni di entrate (+3% rispetto al 2010), 3.201 milioni di uscite (-6,1%) e un saldo di 2.427 milioni, segnando una delle migliori performance a livello italiano. La forte diminuzione dell’interscambio dei “servizi alle imprese” ha determinato un’espansione della quota della componente “viaggi”. Dopo il grave calo avvenuto nel 2010, gli investimenti diretti netti hanno presentato un andamento in ripresa sia nei flussi in entrata (oltre 3 milioni di euro, il 12,5% del totale italiano) che in quelli in uscita (quasi 3 milioni di euro, il 7,6% sul totale italiano). Gli investimenti cumulati nel quadriennio 2008-2011 hanno evidenziato una situazione migliore per il Veneto, anche se i flussi in entrata rappresentano meno della metà di quelli in uscita. A fine 2011 le imprese multinazionali venete risultano 1.304, pari al 15,3% del totale nazionale. Le imprese estere partecipate sono state quasi 3.700 (il 13,5% di quelle italiane) ed hanno occupato poco meno di 152.300 dipendenti (9,8% del totale nazionale) con un giro d’affari aggregato di circa 25 miliardi di euro (4,2% del totale nazionale). Per quanto riguarda l’internazionalizzazione passiva, alla fine del 2011 le imprese con sede in Veneto partecipate da multinazionali estere risultano 698, contano oltre 47.700 dipendenti e un fatturato aggregato pari a 25,9 miliardi di euro (un contributo al Pil regionale di quasi 4,2 miliardi di euro).

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